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Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2011 alle ore 11:46.

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Militare italiano morto per l'esplosione di un ordigno (Nella foto: Roberto Marchini)Militare italiano morto per l'esplosione di un ordigno (Nella foto: Roberto Marchini)

HERAT - Salgono a 40 i caduti italiani in Afghanistan dopo l'uccisione, questa mattina a tre chilometri dalla base di "Camp Lavaredo" a Bakwa del primo caporal maggiore Roberto Marchini di Viterbo, appartenente all'8° Reggimento Genio Guastatori Folgore di Legnago (Verona). Il militare, esperto nella ricerca e neutralizzazione degli ordigni improvvisati talebani, aveva 28 anni ed era impegnato in un'attività di ricognizione insieme a militari afgani. Marchini è stato ucciso nello stesso distretto nel quale il 2 luglio cadde il caporal maggiore scelto Gaetano Tuccillo, anch'egli vittima di un Ied sulla strada 515 che conduce a Farah City. Una pista sterrata che tre anni or sono i marines statunitensi (che all'epoca presidiavano quest'area) ribattezzarono "strada dell'inferno" per l'elevato numero di ordigni che provocò numerose perdite tra i loro ranghi.

È stata una trappola per uccidere gli sminatori italiani, la conferma arriva dal campo. Perché c'erano tre ordigni in bella evidenza sulla strada, in bell'evidenza perché venissero rilevati. I genieri (italiani e afghani) si sono avvicinati per rimuoverli ma ce n'era un quarto nascosto e probabilmente attivato a distanza con un radiocomando che è esploso in mezzo ai genieri colpendo mortalmente il giovane militare italiano.

Il terreno pianeggiante e desertico favorisce l'impiego di questi ordigni da parte dei talebani e rende improbabili e suicide eventuali imboscate più frequenti invece sulla Strada 522 che da Bakwa porta al distretto orientale del Gulistan, In questa regione ai confini con la provincia di Helmand gli italiani sono presenti solo dal settembre scorso e la conflittualità è ancora molto elevata. Basti pensare che dei dieci caduti italiani registrati negli ultimi dieci mesi ben 8 sono stati colpiti a Bakwa e Gulistan presidiati attualmente dai paracadutisti del 186° reggimento Folgore che verranno avvicendati in agosto dai "marines" del reggimento San Marco.

Il reparto d'assalto anfibio della Marina, veterano delle missioni in Libano, Somalia, Iraq e Balcani, ha completato l'addestramento specifico per la missione afghana e sta iniziando il trasferimento dei 442 uomini della Task Force "Leone" guidata dal capitano di vascello Giuseppe Panebianco.

L'uccisione di Marchini rappresenta inoltre la conferma della "guerra nella guerra" combattuta in Afghanistan tra i "bombaroli" talebani, esperti nella fabbricazione di Ied e oggetto di una caccia spietata da parte delle forze alleate, e i genieri alleati capaci di individuare un ordigno anche solo osservando il terreno e da sempre nel mirino degli insorti. Entrambe le figure rivestono infatti un ruolo strategico per i rispettivi schieramenti. Le Ied rappresentano l'arma più efficace degli insorti alla quale sono attribuiti il 60 per cento delle perdite alleate. I genieri sono indispensabili per bonificare le strade e li si trova in testa a ogni colonna di Isaf o afghana: senza di loro nessuno uscirebbe dalle basi.

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