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Questo articolo è stato pubblicato il 13 luglio 2011 alle ore 13:34.
La gelata della speculazione internazionale si rifletterà su tutto ed anche sull'editoria e sulle piccole speranze di ripresa delle vendite pubblicitarie. L'ammonimento arriva dal sottosegretario all'editoria, Paolo Bonaiuti che in un'audizione in commissione Cultura della Camera ha fatto il punto sul settore editoriale dove vendite e raccolta e pubblicitaria si confermano ancora in flessione.
Nei primi quattro mesi del 2011 le vendite dei quotidiani sono calate del 2,4% (rallentando rispetto a -4% nel 2010) e la raccolta pubblicitaria del 4% (peggiorando rispetto a-3% nel 2010) mentre la diffusione media giornaliera di copie dagli oltre 5,5 milioni nel 2008 è scesa al di sotto dei 5 milioni». Ancora peggio è andata per i settimanali che «tra il 2009 e il 2010 hanno subito una contrazione del 7% e tra il 2007-2010 hanno perduto oltre 2 milioni di copie. I dati Fieg, citati da Bonaiuti, evidenziano «arretramenti anche nel settore dei mensili».
I contributi statali
Si riduce anche la torta dei contributi statali erogati nel 2011 (per l'anno 2010) che dovrebbe ammontare a «170 milioni» rispetto ai 185 milioni erogati nel 2010, di cui solo 180 milioni per contributi veri e propri e 5 milioni destinati ai giornali italiani all'estero. «L'anno scorso, spiega Bonaiuti, eravamo riusciti a porre una limitazione al 50% sulla contribuzione ai giornali italiani all'estero, che ora non c'è più; una limitazione al 50% sui quotidiani editi dalle associazioni dei consumatori e un taglio del 2% al contributo del 2009 da riscuotere nel 2010. La torta potrebbe calare ancora nel 2012-2013. «In una situazione di crisi fluida come questa - ha detto Bonaiuti rispondendo alle domande dei commissari - è difficile parlare di stabilizzazione della torta dei contributi. Le previsioni 2012-2013 parlano di un ulteriore indebolimento: si prevedono 190 milioni rispetto ai 170 di quest'anno, ma comprensivi anche degli accordi con la Rai».
Per quanto riguarda invece il credito di imposta sulla carta, ci sono in ballo 30 milioni per il quali di attende, entro il 31 luglio, l'indispensabile via libera dell'Unione europea. Bonaiuti ha anche ricordato che l'editoria dovrebbe poter contare «su 30 milioni coperti dalla gara delle frequenze, che il ministro Romani non ha ancora indetto. Spero dopo la pausa estiva di dare risposte più precise».
Il precariato
Bonaiuti si è soffermato anche sul «problema reale, concreto» dei lavoratori precari, «molti giovani e moltissime donne», nel settore dell'editoria, assicurando il massimo «appoggio» al ddl Moffa sul'equo compenso nel settore giornalistico. «I precari - ha detto - sono persone che lavorano molto e vengono pagate con cifre risibili, in più senza reali protezioni di legge e riconoscimenti».Citando i dati dell'Ordine dei giornalisti, Bonaiuti ha sottolineato che «dal '75 al 2009 gli iscritti sono passati da 30 a 110 mila, ma sono cambiate in maniera rilevantissima le condizioni del lavoro. Nel 2009 i rapporti subordinati sono 18 mila 567, con un aumento di circa il 50% rispetto all'inizio del decennio 2000, ma i rapporti di lavoro autonomo, che erano meno di 10 mila, sono saliti a più di 30 mila, aumentando di oltre il 300%».
La riforma dell'editoria
Il sottosegretario alla Presidenza ha affrontato anche il tema della riforma dell'editoria elencando i «dieci possibili punti» dai quali partire per una discussione» sulla quale muoversi già «a fine mese o a settembre»
Tra questi, la revisione del sistema contributivo, «per evitare che prodotti senza contenuto editoriale possano usufruire di tutele e parità di trattamento solo perchè registrati»; l'informatizzazione del sistema distributivo, a barre, che «ci potrebbe costare sui 15-20 milioni; la revisione della modalità commerciali di remunerazione; un intervento normativo che tuteli il diritto d'autore; nuovi criteri per le convenzioni con le agenzie di stampa che agevolino l'occupazione; incentivi per i giornali on line.
I dati Nielsen di maggio
Le difficoltà del settore editoriale sono state confermate dal rapporto Nielsen sugli investimenti pubblicitari che a maggio si sono mantenuti ad un livello inferiore rispetto al 2010. Lo scenario, secondo le previsioni di Nielsen che di diversi istituti e associazioni, dovrebbe migliorare nella seconda parte del 2011. Complessivamente nei primi 5 mesi del 2011 sono stati spesi oltre 3,8 miliardi con una contrazione del 2,8% rispetto allo stesso periodo del 2010. La flessione si è concentrata su due settori fondamentali per il mercato pubblicitario: alimentari e telecomunicazioni. A livello di mezzi i cali più consistenti si sono registrati sulla tv tradizionale, sulla stampa (in particolare free press) e sulla radio. In controtendenza Internet, le piattaforme digitali (satellite e DTT) e l'out of home tv.
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