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Questo articolo è stato pubblicato il 15 luglio 2011 alle ore 07:58.

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Il rafforzamento della manovra nel passaggio al Senato è evidente, ed equivale a 22,6 miliardi. Per gran parte si tratta delle maggiori entrate attese dalla riduzione 'orizzontale' delle agevolazioni fiscali. Nel testo originario, la manovra assicurava alla riduzione del deficit nell'anno finale, il 2014, solo 25,3 miliardi, poiché i restanti 16,7 miliardi erano affidati alla futura riforma fiscale, ma senza che la clausola di salvaguardia fosse esplicitata già nel testo del decreto legge. Si rinviava in sostanza questa parte tutt'altro che secondaria alla legge di stabilità.

Ora, la decisione di inserire nel corpo della manovra il meccanismo di salvaguardia, per di più rovesciato rispetto all'impostazione originaria, porta direttamente a un valore totale a regime dell'intera correzione sul deficit, dunque dal 2014, a quota 47,9 miliardi (si supera i 50 miliardi se si somma il totale delle risorse che vengono mobilitate). Il taglio delle agevolazioni non si applicherà se dal settembre 2013 verranno eliminati o ridotti gli attuali regimi di «esenzione, esclusione e favore fiscale che si sovrappongono alle prestazioni assistenziali». Nell'un caso come nell'altro, il maggior gettito dovrà essere assicurato. Dal punto di vista dei saldi, cambia poco.

Il rafforzamento dell'impianto della correzione è comunque di tutto rispetto. Lo chiarisce la tabella riassuntiva elaborata dalla Ragioneria, laddove si quantifica in 2,1 miliardi l'impatto sul 2011 in termini di indebitamento netto (il deficit nella versione 'europea'), che salgono a 5,4 nel 2012, a 6,5 nel 2013 e appunto a 22,6 miliardi nel 2014. Magna pars della correzione aggiuntiva è affidata per 4 miliardi nel 2013 alla riduzione delle agevolazioni fiscali, per 20 miliardi nel 2014 (dunque alla clausola di salvaguardia). Per fare chiarezza sul balletto delle cifre che continua a replicarsi quotidianamente, si può dunque concludere che a regime, vale a dire nel 2014, anno terminale della correzione in cui è previsto realizzarsi l'obiettivo del quasi pareggio di bilancio, la manovra vale 47,9 miliardi.

A quel punto, e solo dopo aver portato a casa le correzioni previste negli anni precedenti (2011-2013-2013), il totale della manovra comincerà a esplicare a pieno i suoi effetti. Fino ad allora, opereranno le correzioni annuali. La somma dei vari interventi annuali però rischia di essere fuorviante: poiché per gran parte le misure messe in campo avranno effetti strutturali, secondo le regole della contabilità pubblica l'impatto annuale si trasferisce sugli esercizi successivi. L'effetto dunque è incrementale non aritmetico. La somma aritmetica degli effetti finanziari, distinti anno per anno, porterebbe viceversa a un totale non molto lontano dagli 80 miliardi.

L'occasione è propizia per rifare bene i conti, anche per le possibili sorprese (per una volta in positivo che potrebbero determinarsi). Eccone una. Stando alle cifre, se il percorso di riduzione del deficit contenuto nella manovra verrà attuato a pieno (e se il Pil si manterrà nella progressione annuale stimata dal governo) nel 2014 potrebbe andare anche meglio rispetto al valore programmatico previsto dal Governo. Nel Documento di economia e finanza, in cui per inciso c'era scritto che la manovra si sarebbe fatta integralmente sulla spesa, si ipotizza che il deficit scenda allo 0,2% del Pil: close to balance, vicino al pareggio, dunque. In realtà, probabilmente si potrebbe chiudere addirittura in leggero avanzo.

Non è facilissimo prevederlo fin d'ora, perché alcune partite sono sottostimate e altre sovrastimate, e poi pare arduo stimare se la variabile fondamentale, vale a dire il Pil, si attesterà effettivamente all'1,3% nel 2012, all'1,5% nel 2013 e all'1,6% nel 2013. Se andasse veramente così (e sarebbe naturalmente un'ottima notizia), si aprirebbero dal 2014 scenari inediti per la finanza pubblica, anche con riguardo all'evoluzione degli altri due, fondamentali indicatori: l'avanzo primario e il debito pubblico.

Fin qui la manovra. E la delega fiscale/assistenziale? La novità intervenuta in questo (unico di fatto) passaggio parlamentare è che il Ddl servirà a produrre maggiori entrate a benificio della correzione complessiva del deficit. Resta formalmente fuori tutta la partita relativa all'atteso taglio delle tasse. Se ne parlerà certamente quando, una volta approvata la delega, verranno definiti i relativi decreti legislativi. La domanda è d'obbligo: con quel che è accaduto da venerdì scorso sui mercati, si può ancora ipotizzare che entro la fine della legislatura (dunque nel 2013) si realizzi una prima, significativa tranche di riduzione delle imposte? È ancora in piedi l'opzione meno imposizione sui redditi, maggiore tassazione sulle 'cose'?

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TAG: Pil, Senato

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