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Questo articolo è stato pubblicato il 16 luglio 2011 alle ore 15:02.

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Scossa al vertice di NewsCorpScossa al vertice di NewsCorp

Una dopo l'altra cadono tutte le linee di difesa che Rupert Murdoch ha fino ad ora allestito per contenere l'onda d'urto di uno scandalo che avvolge NewsCorp nel fianco britannico e americano, scuote l'Australia (un'indagine è stata avviata anche lì) e crea una liaison con l'Italia. Rebekah Brooks, 43 anni, ex direttore del News of the World, amministratore delegato di News International, la società che custodisce i giornali inglesi del gruppo, si è dimessa. È già stata sostituita da Tom Mockridge fino a ieri plenipotenziario del gruppo per Sky Italia.

«La mia priorità? Lei» aveva detto Rupert Murdoch appena sbarcato a Londra indicando la testa rossa e riccioluta di Rebekah, cronista divenuto direttore e top executive del colosso mediatico. Parole di quattro giorni fa, già disperse nel vento. Dopo aver chiuso il settimanale News of the World, motore primo delle scandalo intercettazioni, dopo aver rinunciato al deal di una vita, ovvero l'acquisizione della totalità di BskyB, piattaforma verso una pay tv globale, lo «squalo» ha lasciato al proprio destino anche la manager che era in cima ai suoi programmi. «A News International - ha detto Rebekah Brooks nell'annunciare il suo addio - siamo sempre stati orgogliosi di aver scritto grandi notizie. Oggi siamo noi a fare notizia, per le ragioni sbagliate. La reputazione della società e la libertà di informazione sono a rischio. Essendo divenuta io il punto focale della polemica ho presentato una volta di più le dimissioni a Rupert e James Murdoch. Dopo una breve discussione sono state accettate». Rebekah se ne va, fra il plauso del premier David Cameron, del leader dell'opposizione Ed Miliband e, francamente, del Paese intero, perplesso, fra l'altro, per la decisione di chiudere un giornale (News of the World) nel tentativo di salvare il ceo ed ex direttore. Lo stesso Murdoch, peraltro, chiede pubblicamente scusa per lo scandalo delle intercettazioni telefoniche. In un lettera aperta pubblicata oggi sulla stampa britannica e intitolata «Ci dispiace», il patron di News Corp afferma che «il lavoro di News of the World era di chiedere conto dei fatti altrui, ma ha fallito quando non è riuscito a rendere conto dei propri». Ieri il tycoon ha avuto un incontro privato con la famiglia di Milly Dowler, l'adolescente uccisa nel 2002 da un maniaco ed il cui cellulare era stato intercettato da News of the World. Murdoch è apparso mortificato, si è scusato con la famiglia promettendo di fare tutto il possibile per garantire che cose come questa non accadano più.

Le crepe si allargano, dunque, e il rimpasto alla testa dell'impero editoriale potrebbe non finire qui. Il cerchio si chiude sempre di più attorno al volto adolescenziale del trentottenne James Murdoch, oggi deputy chief operating officer alla spalle di Chase Carey, ma indicato come erede prescelto nella successione. Da ieri anche le più granitiche certezze traballano e voci sussurrano della capitolazione imminente di James dalla presidenza di BskyB. Voci che zavorrano gli scenari di una successione delicata perché ad alto tasso di equilibrismi famigliari dopo l'uscita anni fa di Lachlan Murdoch, secondogenito di Rupert, dalla prima linea di NewsCorp. La performance di James Murdoch nel capitolo britannico del gruppo è stata deludente, appesantito com'è dalla tempesta sui giornali inglesi, BskyB nella polvere, inchieste ovunque, titoli in caduta e l'uscita di Rebekah, nonostante la scelta di Tom Mockridge sia stata ispirata da lui.

Resta da capire chi fosse al corrente del «metodo News of the World». La politica inglese punta il dito su James. «Deve rispondere - ha detto il deputato laburista Chris Bryant - a una domanda molto semplice: il board aveva approvato la strategia?». Martedì ai Comuni padre e figlio avranno l'occasione, con Rebekah, di replicare a tutti gli interrogativi dei parlamentari. Altre più onerose risposte dovranno dare alle vittime delle intercettazioni mobilitate per indennizzi miliardari. Si parla di quattromila casi solo nel Regno Unito e tutti, apparentemente destinati a pesare sulle casse private della famglia Murdoch, non su quelle della società.

E il contagio si espande anche all'America. Sull'onda dello scandalo è saltato ieri Les Hinton, l'amministratore delegato del gruppo Dow Jones-Wall Street Journal. Hinton è uno dei fedelissimi di Murdoch, che ha guidato News International dal 1995 al 2007, il periodo in cui ci furono alcuni degli episodi di intercettazione più clamorosi da parte di News of the World. La decisione rientra in una campagna di pubbliche relazioni per contenere il disastro di immagine di NewsCorp. Negli Usa, inoltre, anche l'Fbi ha aperto un'inchiesta su possibili intercettazioni telefoniche dei parenti delle vittime dell'11 settembre, condotte dai giornali del gruppo.

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