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Questo articolo è stato pubblicato il 19 luglio 2011 alle ore 09:05.

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L'eccesso di burocrazia, il numero di norme elevato e la grande incertezza nella loro applicazione, i tempi lunghi della giustizia civile, lo snellimento delle procedure e la riduzione della quantità di permessi, visti e passaggi da un ufficio all'altro, spesso con rimpallo di responsabilità. Sono tutti punti chiave della competitività e della crescita ed è significativo che anche su questi temi, come è già avvenuto con l'accordo interconfederale sui nuovi contratti, le parti sociali diano prova di grande maturità e dimostrino, concretamente, di volersi fare carico dei gravi problemi del Paese.

Nelle classifiche internazionali e nelle opinioni degli imprenditori questi aspetti sono cruciali, perfino più importanti di altri che pure penalizzano l'Italia rispetto ad altri Paesi; ad esempio, il livello della pressione fiscale. In realtà, come sottolinea il Manifesto per la crescita opportunamente pubblicato da Il Sole 24 Ore, sono tanti gli ingredienti che compongono la ricetta di un elevato sviluppo. Ogni lista rischia di lasciarne fuori uno che può rivelarsi il catalizzatore della positiva reazione. Ricordiamo, comunque, che senza un'elevata concorrenza il mercato produce posizioni di rendita e bassa crescita: le liberalizzazioni devono perciò stare in cima a ogni agenda delle riforme.

Un elenco ampio e ricco di proposte è stato predisposto da Confindustria un anno fa con Italia 2015, le imprese per la modernizzazione del Paese. La principale lezione che si può trarre dalle passate esperienze è che occorre agire rapidamente e bene, con provvedimenti scritti in modo corretto e applicati senza che i decreti attuativi si perdano nei meandri ministeriali. Una buona pubblica amministrazione è, quindi, indispensabile per realizzare al meglio qualunque riforma.

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