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Questo articolo è stato pubblicato il 19 luglio 2011 alle ore 09:05.

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Riavviare un processo di crescita, lo sostengono in molti, è l'esigenza, non più rinviabile, che il paese deve affrontare. Eppure le manovre economiche del governo, ultima compresa, vanno nella direzione opposta. Serve ripartire dall'Europa, un'Europa politica e non solo monetaria, e da una nuova politica degli investimenti. Strumenti come gli Eurobond e la tassazione delle transazioni finanziarie possono sostenere un piano europeo di investimenti e la Bce può garantire i debiti sovrani, mettendo al riparo dalla speculazione i paesi dell'Euro.

Ci sono poi scelte che spettano al nostro paese e che devono avere un segno di equità, partendo da una riduzione delle tasse sui lavoratori e sulle imprese, spostando il peso del prelievo verso le rendite, i patrimoni e le grandi ricchezze. La via dell'Iva non convince: oltre che inflazionistica penalizzerebbe i redditi deboli. Andrebbe invece potenziata la lotta a evasione, corruzione e illegalità: ripianerebbero il nostro debito.

Non convince l'ipotesi di un ulteriore aumento dell'età pensionabile. Privatizzazioni, liberalizzazioni, riforma della pa sono temi che non possono essere visti in astratto: occorre fare tesoro dell'esperienza passata, ci sono asset da preservare, soprattutto nelle public utilities. Un aumento delle tasse universitarie richiederebbe una politica di diritto allo studio per non compromettere la mobilità sociale. Insomma la crescita deve procedere di pari passo con la giustizia sociale.

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TAG: Bce, Europa

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