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Questo articolo è stato pubblicato il 19 luglio 2011 alle ore 09:05.

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Sono proposte logiche, concrete, condivisibili e neppure troppo difficili da attuare in tempi brevi: ridurre la pressione fiscale sulle imprese e sul lavoro è indispensabile per uno sviluppo durevole della nostra economia come sono ormai improcastinabili tagli selettivi e strutturali alla spesa pubblica improduttiva.

Servono inoltre riforme di sistema che siano profonde e condivise e non invece aggiustamenti di corto respiro.

Come è necessario un ripensamento del ruolo dello Stato che indichi le priorità, tuteli il bene pubblico, fissi le regole, ma poi coinvolga sempre di più il settore privato nell'offerta di servizi. Su questa strada – che non presenta oggi alternative credibili – ci preme sottolineare due esigenze:
1) tutelare il risparmio degli italiani, quello a lungo termine in particolare e in qualunque forma esso sia investito, a cominciare dalla previdenza complementare;
2) visto che i costi della sanità aumenteranno nei prossimi anni di molti punti di Pil e che i ticket non risolvono il problema e creano squilibri di carattere sociale, bisogna definire con chiarezza quali sono i servizi che lo Stato intende ancora garantire. Mentre assicurazioni, mutue e fondi sanitari possono assumere, come già accade in Europa, un ruolo più importante.

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TAG: Lavoro

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