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Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2011 alle ore 08:11.

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«Atto atroce ma necessario». Sono le prime parole pronunciate da Anders Behring Breivik, l'autore della strage che venerdì ha cambiato per sempre la vita della Norvegia. Il 32enne dagli occhi di ghiaccio è stato incriminato per entrambi gli attacchi, quello dell'autobomba nel centro di Oslo e il secondo, poche ore più tardi, sull'isola di Utoya dove era in corso un raduno di circa 500 giovani laburisti. E dove ha agito indisturbato per un'ora e mezza, prima che arrivassero le forze dell'ordine (ora alla ricerca di possibili complici) a fermare la sua furia omicida. Un tempo infinito, in cui Breivik ha ammazzato 85 ragazzi, forse più (ancora ieri ne mancavano all'appello sei sull'isola a 40 chilometri da Oslo). Alcuni li ha uccisi traendoli in trappola con la finta divisa da poliziotto: li raggruppava con la scusa di raccogliere informazioni e cominciava a sparare. Altri li ha colpiti alle spalle mentre tentavano di fuggire buttandosi in mare o nascondendosi tra i cespugli.
Un'ora e mezza d'inferno, è stato reso noto ieri, mentre affioravano nuovi particolari del doppio attentato. Sull'autobomba nella capitale, esplosa nel primo pomeriggio davanti alla sede del Governo, che ha devastato auto e palazzi e ucciso sette persone, le indagini portano sempre a Breivik: l'esplosivo utilizzato coincide con il fertilizzante comprato dall'uomo (che possiede una fattoria a Rena, nella zona orientale della Norvegia) e ne aveva acquistate sei tonnellate in maggio, come ha confermato Felleskjoepet, la società che gliele ha vendute.
All'interno degli edifici danneggiati dall'esplosione, tra l'altro, ci sono ancora corpi, o parti di corpi. Lo ha detto il capo della polizia norvegese Sveinung Sponheim, spiegando che è troppo pericoloso entrare nei palazzi, instabili e con ordigni non disinnescati. La zona è stata infatti interamente evacuata.
Di fronte al più grave attacco al Paese dai tempi della Seconda guerra mondiale, il leader del movimento giovanile del partito laburista (Auf), Eskil Pedersenm, ha reagito con forza: «Non ci faremo zittire, in onore di chi ha perso la vita, continueremo a tenere alti i nostri ideali di tolleranza e antirazzismo». «Il nostro marchio di fabbrica - gli ha fatto eco il primo ministro Jen Stoltenberg - è una società aperta, una società sicura dove si può partecipare al dibattito politico senza subire alcuna minaccia. È questo che è sotto attacco oggi, e a questo dobbiamo rispondere», ha aggiunto.
Ma chi è l'omicida che ha scioccato il mondo, smentendo l'iniziale ipotesi di una responsabilità di al-Qaida? Anders Behring Breivik, biondo, occhi azzurri, non ha alcun precedente ed era sconosciuto alla polizia. Stando all'agenzia di stampa Ntb, frequenta un poligono da tiro e possiede legalmente delle armi. Dal 2004 al 2006 è stato membro del Progress party, una formazione di estrema destra anti-immigrati e anti-Islam divenuta la seconda forza politica del Paese alle ultime elezioni.
Da internet emergono le prese di posizione del giovane omicida, che rischia la pena massima di 21 anni di carcere. Si è scagliato contro il multiculturalismo, «una ideologia progettata per distruggere la cultura, le tradizioni, le identità e gli Stati europei», come si legge in un intervento sul sito www.document.no, contro la «progressiva islamizzazione» dell'Europa; ha anche scritto che «sarebbe ipocrita trattare musulmani, nazisti e marxisti in modo diverso».
eliana.dicaro@ilsole24ore.com
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