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Questo articolo è stato pubblicato il 29 luglio 2011 alle ore 08:24.

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Il leader repubblicano della Camera John BoehnerIl leader repubblicano della Camera John Boehner

Notte di colpi di scena nella corsa contro il tempo di Washington per evitare un default degli Stati Uniti. Il leader repubblicano della Camera John Boehner è stato costretto a rinunciare al voto sul suo piano per ridurre il deficit e alzare il tetto del debito. Nuovo intervento del presidente Obama alla Casa Bianca.

Spaccatura insanabile tra leadership repubblicana e Tea Party (dal nostro corrispondente Mario Platero)

E' avvenuto verso le undici di sera ora americana, dopo cinque ore di pressioni sui deputati del suo stesso partito: lo speaker della Camera si è reso conto di non avere i consensi necessari per far approvare la misura davanti alla ribellione del contingente vicino al movimento ultraconservatore dei Tea Party. Un contingente che chiede maggiori tagli di spesa ed è ideologicamente contrario ad aumentare il debito nonostante il rischio di un imminente e storico default degli Stati Uniti.

La successione degli eventi è stata rocambolesca e simbolica delle drammatiche polemiche che scuotono la capitale. Alle sei di pomeriggio, ora prevista per il voto, la prima sorpresa: la Camera ha improvvisamente interrotto due ore di dibattito sul debito per passare invece a discutere dei nomi da dare a una serie di uffici postali. Poi la seduta è stata sospesa per una pausa di riflessione. Boehner, nella pausa, ha chiamato nel suo ufficio uno dopo l'altro numerosi parlamentari con l'obiettivo di assicurarsi i 216 voti minimi richiesti per il passagio di una misura che solo poco prima aveva in modo roboante detto essere certa.

Nulla è filtrato sui contenuti degli incontri, ma i volti tesi e cupi in entrata e uscita dal quartier generale di Boehner tradivano violenti diverbi. Infine la resa: l'annuncio che nella notte non ci sarebbe più stato alcun voto. Non è chiaro se Boehner tenterà nuovamente di portare oggi in aula la proposta. Ma di sicuro per lui la vicenda rappresenta una bruciante sconfitta politica, che se non ci saranno rapide riscosse potrebbe anche segnare la sua carriera a rivoluzionare i vertici del partito repubblicano. A 61 anni Boehner è un leader di vecchia generazione, noto come manovratore dietro le quinte più che come capo carismatico per la generazione dei Tea Party.

Altrettanto di sicuro – e decisamente più importante – il colpo di scena ha gettato nello scompiglio le grandi manovre dei due partiti per alzare il tetto del debito e evitare il 2 agosto un default che mette in pericolo economia e mercati. I democratici potrebbero cantare vittoria per il passo falso di Boehner e del suo piano, che avevano promesso di bocciare al Senato dove hanno loro la maggioranza. Ma festeggerebbero troppo presto: una soluzione sul debito non è necessariamente più vicina davanti allo sfaldamento repubblicano. Ritardi e leader screditati non sono una ricetta per compromessi facili.

Lo scenario che si era delineato prevedeva infatti il rapido voto di due piani di partito contrapposti sul debito, quello di Boehner alla Camera e un secondo al Senato del democratico Harry Reid, per poi cercare di passare rapidamente a trattative su una soluzione accettabile a entrambe le parti. E che consentisse a Washington di superare indenne quantomeno la scadenza di martedì prossimo. Le prossime ore potrebbero rivelarsi decisive per capire se e quali proposte potranno emergere. I colpi di scena, mentre Wall Street e gli operatori economici assistono nervosi e attoniti al conto alla rovescia verso il default, potrebbero non essere finiti.

Spaccatura insanabile tra leadership repubblicana e Tea Party (dal nostro corrispondente Mario Platero)

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