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Questo articolo è stato pubblicato il 02 agosto 2011 alle ore 19:37.
L'ultima modifica è del 02 agosto 2011 alle ore 11:46.

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L'aula del Senato ha approvato il decreto rimpatri con 151 sì e 129 no. Hanno votato a favore Lega, Pdl e Coesione nazionale; contrari Pd, Idv, Terzo Polo (Api-Fli) e Udc. Il provvedimento è legge. Nel corso della giornata erano stato bocciati tutti i 59 emendamenti dell'opposizione. No anche a una pregiudiziale di costituzionalità presentata dall'Udc al decreto espulsioni. La pregiudiziale riteneva incostituzionale l'elevazione a un massimo di diciotto mesi il periodo di custodia degli irregolari per centri di identificazione ed espulsione (Cie).

Le principali novità
Il testo prevede l'espulsione immediata degli immigrati irregolari considerati "pericolosi", allunga la permanenza nei Centri di identificazione ed espulsione (Cie) da 6 a 18 mesi. Si allunga poi da 5 a 7 giorni il termine entro il quale lo straniero deve lasciare il territorio nazionale su ordine del questore, qualora non sia stato possibile il trattenimento presso i centri.

D'Alia (Udc): incivile e vergognosa la proroga a 18 mesi della permanenza nei Cie
Secondo il capogruppo dei senatori dell'Udc, Gianpiero D'Alia, «la norma che prevede la permanenza di diciotto mesi nei Cie é incivile e fa vergognare. Se questo é il modo con cui pensano di affrontare un tema complesso e delicato come quello del contrasto all'immigrazione clandestina, c'é veramente da indignarsi». Anche l'Italia dei valori attacca il decreto: «è un vero e proprio obbrobrio giuridico», accusa il senatore dell'Idv, Stefano Pedica.

La Lega chiede che la Nato fermi i clandestini
Il Governo ha accolto nell'aula del Senato l'ordine del giorno della Lega che impegna il Governo a «esigere in tutte le competenti sedi internazionali» che alle forze aeronavali Nato impegnate nella missione "Unified protector" in applicazione delle risoluzioni Onu contro la Libia «siano assegnati compiti anche nel campo della prevenzione dei flussi migratori non controllati diretti dal Maghreb verso l'Europa» oltre che «in quello della prestazione dei necessari soccorsi ai natanti che risultassero in difficoltà». Per Giorgio Tonini (Pd) si tratta di un «ordine del giorno gravissimo e tecnicamente inapplicabile». Tonini ha chiesto al ministro dell'Interno Maroni di «parlarsi con i suoi colleghi di Governo» per farsi spiegare la concreta situazione della missione aeronavale nel Mediterraneo. «È un ordine del giorno - ha aggiunto - di propaganda, di cattiva propaganda».

Sit-in dinanzi al Senato contro il decreto
La Cgil ha promosso un sit-in dinanzi al Senato per dire "no al decreto Maroni", che prevede di estendere fino a 18 mesi la permanenza degli immigrati nei Cie, e per rivendicare un radicale cambiamento della legislazione che passi attraverso la costruzione di centri di accoglienza e non di detenzione. Secondo la Cgil i Cie e i Cara (Centri di accoglienza richiedenti asilo) stanno esplodendo rivelando la loro inadeguatezza. Lo dimostrerebbero ampiamente i recenti disordini nei centri di raccolta a Ponte Galeria, Lampedusa, Bari e Crotone. «Stare 18 mesi nei Cie - ha commentato il vicepresidente del Senato, Vannino Chiti (Pd) - è un'operazione di reclusione che riteniamo sbagliata e ingiusta».

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