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Questo articolo è stato pubblicato il 06 agosto 2011 alle ore 20:10.

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Stizzita, come minimo. La prima reazione della Casa Bianca al quasi annunciato ma pur sempre clamoroso declassamento degli Stati Uniti (da AAA massima affidabilità a AA+ con outlook negativo) da parte di Standard&Poor's è stata di affermare che il giudizio «è viziato» da errore: l'agenzia di rating avrebbe «sbagliato di 2mila miliardi di dollari». Ma la difesa d'ufficio non salva il presidente Obama dagli attacchi che gli piovono addosso. In gioco c'è la rielezione nel 2012. È per Barack è il momento forse più difficile dall'inizio del mandato e dai tempi glorisi del celebre mantra elettorale «Yes, we can».

L'agenzia Standard&Poor's non indietreggia, anzi replica con una invasione di campo: il processo politico americano «non è coerente» con il rating di tripla A. «Non è una sanzione, tanto meno una punizione» chiarisce Jean-Michel Six, il capo economista per l'Europa dell'agenzia Standard&Poor's. «Non siamo dei maestri di scuola. Facciamo diagnosi che permettono di confrontare la qualità del credito, in altre parole il livello di rischio dei vari strumenti presenti sul mercato», ha precisato Six a France Info.

Repubblicani all'attacco: «Downgrade Obama»
I repubblicani attaccano: la decisione di Standard's & Poor's è «il risultato delle pessime scelte dell'amministrazione» ha detto l'ex governatore del Massachusetts Mitt Romney, in cerca della nomination repubblicana per la Casa Bianca. Dello stesso tenore il commento del presidente della Camera John Boehner, secondo cui «questa è solo l'ultima conseguenza delle spese senza controllo che ci sono state a Washington per decenni. Si sono tradotte in un'incertezza economica in grado di distruggere posti di lavoro e che ora minaccia di avere effetti distruttivi sui mercati del credito». Morale, come recitava un cartello vergato dai repubblicani: «Downgrade Obama». I democratici cercano invece di fare quadrato. Il leader di minoranza alla Camera Nancy Pelosi ha spiegato che il downgrade rende ancora più importanti le scelte della commissione che dovrà determinare i tagli al deficit previsti nella seconda fase della legge varata il 2 agosto. Anche secondo il leader di maggioranza al Senato Harry Reid, il taglio «ribadisce la necessità di un approccio equilibrato alla riduzione del deficit».

Il giudizio dei grandi quotidiani: Obama a rischio rielezione
Il «destino di Barack Obama» - scrive il quotidiano conservatore Washington Post -, soprattutto per quello che riguarda la sua
rielezione, rischia di essere «scritto dai numeri» e da dati economici
che costituiscono «una tempesta violentissima per qualsiasi presidente
in carica che spera in una rielezione». Ora i democratici cominciano a preoccuparsi del fatto che forse è troppo tardi per riuscire ad «invertire la tendenza». «L'unica buona notizia per il presidente è che non si vota oggi - ha spiegato lo stratega democratico Mark Mellman - ma se si guarda avanti a partire oggi, sará molto difficile. La cosa centrale sarà - aggiunge
parlando di quello che l'amministrazione democratica dovrá fare per
risalire la china - cambiare la situazione sul terreno, e questa sará
la cosa più difficile». Da qualunque punto la si guardi - crescita, consumi, manifatturiero, immobilare, azionario - l'economia americana è in difficoltà. Inizia così l'editoriale del New York Times che, all'indomani del downgrade degli Stati Uniti da parte dell'agenzia di rating Standard & Poor's, evidenzia le «radici politiche della crisi economica» e punta
l'indice contro «il fallimento della leadership americana».

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