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Questo articolo è stato pubblicato il 09 agosto 2011 alle ore 12:17.

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Carlos Tevez (Ansa)Carlos Tevez (Ansa)

E' stato ed è tutt'ora un precursore del nuovo concetto manageriale nel calcio italiano. E un domani lo celebreremo come uno tra i dirigenti più vincenti, brillanti e lungimiranti della storia, ma forse anche Adriano Galliani qualche colpo comincia a perderlo. O meglio, pur riconoscendogli la consueta lucidità di analisi nel giudicare lo stato dell'arte del nostro calcio, ci lascia perplessi la tempistica. Nulla da eccepire sulle dichiarazioni che tanto hanno fatto discutere nei giorni scorsi.

Il vicepresidente rossonero ha ufficialmente ‘retrocesso' il pallone nazionale con la metafora del ristorante di lusso trasformato in pizzeria. Ce ne eravamo accorti tutti, ma se lo dice lui, apriti cielo! Ciò che stupisce è la presa di coscienza un po' tardiva. In qualità di massimo dirigente ed ex presidente di Lega avrebbe potuto lasciarsi illuminare dai numeri che parlano chiaro da quasi un decennio.

Per avere un quadro nitido quanto sconfortante basta confrontare tutti i colpi di mercato dei club europei per un importo pari o superiore a 20 milioni di euro messi a segno negli ultimi 9 anni (dalla stagione 2003/04 compresa, fino ad oggi).

In questa classifica, il primo giocatore acquistato da una squadra italiana è il ‘puma' Emerson, trasferito dalla Roma alla Juve nell'estate 2004 per la cifra di 28 milioni e il suo nome compare solo al 38° posto della graduatoria che emerge dai dati forniti da Transfermarkt.it, l'autorevole sito di statistiche di calcio mercato.

A fare la voce grossa quando si tratta di accaparrarsi i pezzi da novanta sono le società di Premier League, che compaiono 21 volte nelle prime 37 posizioni (8 del Manchester City, 7 del Chelsea, 3 del Manchester United, 2 del Liverpool e 1 dell'Arsenal), 13 trasferimenti di Liga spagnola (primato del Real Madrid con 9 top players , e 4 del Barcellona), e uno ciascuno per il Bayern Monaco in Bundesliga, per i russi dello Zenit San Pietroburgo e da poche ore ci bagna il naso anche la Francia grazie all'acquisto di Xavier Pastore dal Palermo che, dopo il corteggiamento più o meno velato delle grandi d'Italia, si è accasato in riva alla Senna al Paris Saint-Germain.

Riassumendo, ci sono ben 10 club di 5 nazioni diverse che in questi 9 anni hanno sborsato per un singolo giocatore più della cifra massima investita da un club italiano. Il mito del campionato più bello del mondo è sbriciolato da tempo se consideriamo che per trovare un acquisto dal costo pari o superiore a 30 milioni da parte di un club italiano dobbiamo risalire alla stagione 2002/03, quando Hernan Crespo passò dalla Lazio all'Inter per 36 milioni di euro e Nesta lasciò la Lazio per approdare in rossonero in cambio di 30,5 milioni di euro. Lustrini e champagne in quell' l'ultima sessione di mercato di grande sfarzo, con ben 7 dei 9 acquisti superiori ai 20 milioni di euro messi a segno dai nostri club.

Vero è che i dati ufficiali non tengono e non possono tener conto dei bonus variabili che hanno caratterizzato i contratti stipulati negli ultimi anni, sempre più personalizzati e conteggiati su una serie di variabili che vanno dal conseguimento di obiettivi e risultati personali e del club, qualità delle prestazioni, numero di presenze fino ai contratti pubblicitari che le star portano in dote. Cifre che non vengono mai rese pubbliche dunque impossibili da quantificare se non con grande approssimazione, ma partiamo dal presupposto che gli stessi parametri valgono fuori dai confini nazionali.

Potrebbe essere il caso dell' operazione apparentemente vantaggiosissima che ha fatto approdare Ibrahimovic al Milan, celebrata come un fulgido esempio di raffinata arte strategica, ma ancora più limpida ed esplicativa è quella del recente trasferimento di Sanchez ceduto dall'Udinese al Barcellona per 26 milioni + bonus. Detto questo, per confutare ulteriormente la tesi, non ci resta che fare la prova del nove e allora aggiungiamo che negli ultimi 10 anni, includendo il passaggio-fuga di Ronaldo dall'Inter al Real Madrid, 5 dei primi 7 trasferimenti, tra due campionati europei diversi, hanno visto l'Italia come paese cedente. Come dire che nel presentare il conto agli altri abbiamo mantenuto, magra consolazione, la connotazione del ristorante di lusso di cui sopra.

Per non cadere nell'errore di considerare tutto questo come un virtuosismo, va detto che nella sessione di mercato in corso ci sono due squadre italiane (Juventus e Napoli) che risultano tra le prime cinque squadre d'Europa per cifra totale spesa, riscatti compresi. Cifra però spalmata su più giocatori di seconda fascia. Basti notare come la Juve abbia ridimensionato le sue ambizioni sognando Aguero, poi sfiorando in seconda battuta Giuseppe Rossi e si sia poi ‘accontentata' di Vucinic per rinforzare il suo parco attaccanti. Insomma, si compra tanto e male. La quantità a scapito della qualità, nella solita ottica di buttare tutto all'aria se non si vince tutto e subito e ricominciare da zero anziché pianificare con un po' di granu salis per risalire la china del renking europeo che ci ha visti scivolare al quarto posto e, come dice Galliani, in odore di quinto. Dopo questa analisi non ci resta che attendere di essere smentiti, magari da Moratti pronto, almeno a parole, a valutare l'acquisto di Tevez che vale 40 milioni di euro, lieti in quel caso di dover rivedere i conti di questa desolante classifica.

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