Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 09 agosto 2011 alle ore 15:29.

My24

Sussistono gli elementi a sostegno dell'accusa di associazione per delinquere contestata dai pm di Napoli nei confronti degli indagati dell'inchiesta sulla cosiddetta P4. È quanto sostiene il tribunale del Riesame, che ha depositato l'ordinanza accogliendo la richiesta dei pm Henry John Woodcock e Francesco Curcio relativa alla sussistenza del reato associativo (il gip infatti nelle ordinanze di custodia aveva escluso tale ipotesi).

Il provvedimento riguarda, tra gli altri, l'uomo d'affari Luigi Bisignani, attualmente agli arresti domiciliari, e il deputato del Pdl Alfonso Papa che è detenuto nel carcere di Poggioreale.

Disposto il carcere per Bisignani, Papa resta a Poggioreale
Nell'ordinanza si dispone, come richiesto dai pm, la detenzione in carcere per gli indagati nella vicenda P4: il parlamentare del Pdl Alfonso Papa (che è già detenuto per gli altri reati a lui contestati), per Bisignani e per il carabiniere Enrico La Monica, latitante in Africa.

Per quanto riguarda Bisignani, però, l'esecuzione della misura è sospesa fino al pronunciamento della Cassazione, in quanto i legali hanno già annunciato il ricorso. Per Papa, invece, se il provvedimento del Riesame dovesse essere confermato anche negli altri gradi, si renderebbe necessaria una nuova pronuncia del Parlamento che già nelle scorse settimane ha concesso l'autorizzazione all'arresto per gli altri reati contestati al deputato.

«Un'associazione a delinquere per commettere reati contro la PA e la giustizia»
In particolare, il tribunale ha accolto il capo A della richiesta dei pubblici ministeri, quello in cui si sostiene che Bisignani, Papa e La Monica «promuovevano, costituivano e prendevano parte (unitamente ad altri soggetti appartenenti alle forze di polizia in corso di identificazione) ad un'associazione per delinquere, organizzata e mantenuta in vita allo scopo di commettere un numero indeterminato di reati contro la pubblica amministrazione e contro l'amministrazione della giustizia».

«Notizie utilizzate per ottenere denaro e favori»
I tre, secondo la procura di Napoli, avrebbero acquisito sia «notizie ed informazioni riservate e segrete inerenti a procedimenti penali in corso» sia «notizie ed informazioni inerenti a "dati sensibilì e strettamente personali e riservati, riguardanti in particolare esponenti di vertice delle istituzioni e alte cariche dello Stato». Notizie che «venivano utilizzate in modo indebito» per «commettere una serie indeterminata di delitti di favoreggiamento», per «ottenere denari, favori e utilità» da imprenditori coinvolti nelle indagine e per «infangare ovvero per poter poi ricattare ed esercitare indebite pressioni sui medesimi esponenti delle istituzioni».

«Una struttura vietata dall'articolo 18 della Costituzione»
Inoltre Papa, Bisignani e La Monica, concludono i pm nel capo di imputazione, «promuovevano e partecipavano ad una struttura associativa vietata dall'art. 18 della Costituzione, in seno alla quale venivano svolte attività dirette ad interferire sull'esercizio delle funzioni di organi costituzionali, di amministrazioni pubblica - e in particolare della giustizia - anche ad ordinamento autonomo, di enti pubblici, anche economici, nonchè di servizi pubblici essenziali anche di interesse nazionale».
Nell'ordinanza, infine, il tribunale del Riesame ha accolto anche la richiesta contenuta nel capo B della richiesta dei Pm (tentativo di corruzione), ma solo nei confronti di Bisignani e Papa, e quella nel capo V (ricettazione delle schede telefoniche), per tutti e tre.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi