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Questo articolo è stato pubblicato il 20 agosto 2011 alle ore 08:11.

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PARIGI. Dal nostro corrispondente
La Commissione europea apre ufficialmente il dossier degli eurobond. In una lettera inviata al Parlamento europeo il 12 agosto, e resa nota ieri, il commissario agli Affari economici e monetari, il finlandese Olli Rehn, scrive che «la Commissione si è offerta di presentare un rapporto al Parlamento e al Consiglio per mettere a punto un sistema di emissioni comuni per i titoli di Stato europei». Un vero e proprio studio di fattibilità. E aggiunge: «Il rapporto, se opportuno, sarà accompagnato da proposte legislative. Queste euro securities potrebbero infatti portare a un rafforzamento della disciplina fiscale e a una maggiore stabilità della zona euro rispetto ai mercati».
Sono le stesse parole già utilizzate da Rehn in un'audizione all'Europarlamento il 22 giugno e ribadite il 5 agosto. In quest'ultima occasione, il commissario aveva anche spiegato il contesto in cui si sarebbe collocata l'iniziativa: «Una volta raggiunto un accordo sull'importante riforma della governance economica dell'eurozona, cosa che dovrebbe avvenire in settembre, la Commissione presenterà un report sulla fattibilità delle euro obbligazioni, con il suo punto di vista sul modo in cui potrebbero migliorare la disciplina di bilancio dei Paesi membri e aumentare la liquidità sui mercati».
Ecco perché il nuovo annuncio di Rehn, sia pure fatto qualche giorno prima del vertice parigino tra il presidente francese Nicolas Sarkozy e la cancelliera tedesca Angela Merkel, sembra assumere maggiore importanza rispetto alle posizioni più volte assunte in passato dal commissario e dallo stesso presidente della Commissione José Barroso, notoriamente favorevoli agli eurobond. Perché proprio da quel vertice, certo deludente sul fronte del messaggio inviato ai mercati e negativo per quanto riguarda gli eurobond, è emersa appunto la chiara volontà di rafforzare la governance economica della zona euro. A partire dall'armonizzazione fiscale tra Francia e Germania e dalla comune iniziativa sulla tassazione delle transazioni finanziarie, su cui i due ministri delle Finanze François Baroin e Wolfgang Schäuble cominceranno a lavorare nel corso di una prima riunione martedì a Parigi.
Premessa indispensabile, quella dell'integrazione, a qualunque passo concreto nella direzione del varo di obbligazioni europee. Senza dimenticare che dalla stessa Germania si sono alzate voci favorevoli, rompendo un fronte fino a ieri compattissimo. Certo, per il momento la posizione ufficiale di Berlino non cambia. Due giorni fa, parlando a un convegno della Cdu nel Mecklenburgo, la Merkel ha ribadito che «gli eurobond non sono la soluzione adatta» alla crisi dei debiti sovrani, aggiungendo tra gli applausi che «i Paesi indebitati devono risolvere da soli i loro problemi». Opinione che ha sottolineato ancora ieri: «Gli eurobond non li vogliamo».

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