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Questo articolo è stato pubblicato il 20 agosto 2011 alle ore 08:11.

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D'altronde, almeno su questo punto, i sondaggi le danno ragione. Secondo la rilevazione fatta giovedì scorso dall'istituto Emnid, il 76% dei tedeschi è contrario a qualsiasi forma di collettivizzazione a livello europeo dei debiti pubblici. Un vero e proprio coro al quale si è aggiunto il potente rappresentante tedesco in seno alla Bce, Jürgen Stark: «Gli eurobond sono una falsa soluzione. Allo stato attuale servirebbero a curare i sintomi e non la causa».
Va ricordato che secondo l'Ifo il passaggio dagli attuali titoli sovrani alle euro obbligazioni avrebbe un costo di circa 47 miliardi per la Germania. Anche se si tratta di un calcolo semplicistico, che non tiene conto di quanto costa già oggi a Berlino intervenire per assicurare la stabilità dell'euro, con la sua quota di contributi al Fondo di stabilità Efsf o alla Bce per gli acquisti di obbligazioni dei cosiddetti Paesi periferici sul mercato secondario.
E anche la Francia - con un intervento pubblicato oggi dal quotidiano Le Figaro del premier François Fillon, ovviamente concordato con l'Eliseo - conferma di essersi, almeno per ora, allineata alle posizioni tedesche. «I sostenitori di questo strumento - scrive il capo del Governo - dimenticano di dire che con gli eurobond aumenterebbe il costo del debito francese e potrebbe persino essere messo in discussione il rating tripla A della Francia. Fingono di credere che questa soluzione possa essere immaginata come una risposta immediata ai disordini dei mercati. Ma come accettare oggi una mutualizzazione dei debiti pubblici quando le decisioni di spesa del denaro pubblico avvengono a livello di ogni Stato membro della zona euro? Ben si capisce che le obbligazioni europee si possono concepire solo con un considerevole rafforzamento della disciplina di bilancio e della governance economica».
Potrebbero quindi essere i pur timidi passi avanti che si stanno facendo in questa direzione a dare impulso e concretezza all'iniziativa della Commissione. Con una proposta che probabilmente prevederà un doppio binario, e cioè la convivenza tra una parte - minoritaria - del debito finanziato con gli eurobond e un'altra con gli attuali titoli pubblici. Opzione peraltro contestata da alcuni economisti, secondo cui i vantaggi conseguiti con i primi verrebbero largamente superati dagli alti rendimenti imposti dai mercati ai secondi.
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L'Europa adotti eurobond (titoli di debito europeo) per sostenere i Paesi in difficoltà, evitando l'innalzamento nell'area euro dei tassi e garantendo la possibilità per tutti i Paesi membri di finanziarsi a costi accettabili. L'Efsf(ma si possono immaginare anche altri emittenti come la Bei o il nuovo veicolo Esm)potrebbe collocare bond fino a 2.000 miliardi (dagli attuali 225) con garanzie pari a circa 3.500 miliardi. Questa raccolta potrebbe servire anche a sostenere direttamente e non a parole)investimenti in infrastrutture transnazionali con una importante ricaduta anche per l'Italia.

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