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Questo articolo è stato pubblicato il 22 agosto 2011 alle ore 08:28.

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Si riparte. Vacanze finite per i senatori, la maggior parte dei quali in settimana riprenderà a lavorare. A richiamarli in servizio prima del tempo è stata la manovra di Ferragosto, correttiva dei conti pubblici, che oggi debutta nelle commissioni Lavoro e Ambiente, entrambe riunite in sede consultiva per esprimere il parere da spedire poi alla Bilancio.

L'Abc della manovra di Ferragosto

E la Bilancio, alla quale tocca, in sede referente, l'esame di merito del decreto legge ferragostano, riaprirà i battenti domani, per poi gettarsi a testa bassa sul lavoro per il resto della settimana. La parola d'ordine è: non perdere tempo. I mercati, infatti, restano turbolenti.

In ambito domestico non sarà, però, facile portare a casa la promessa di riduzione del deficit. L'intervento bis sui conti – dopo quello lampo varato a luglio – ha creato più di un malumore anche all'interno della maggioranza. Tra le misure più osteggiate, il prelievo forzato del 5 e 10% sui redditi oltre i 90mila e i 150mila euro. Il contributo di solidarietà ha la forza di riuscire a raccogliere 3,8 miliardi di euro in tre anni, ma la debolezza di "mettere le mani nelle tasche degli italiani" (facendo cadere una delle promesse-slogan del presidente del Consiglio Berlusconi) e, in particolare, di metterle nel portafoglio di coloro che hanno sempre pagato le tasse, perché va a colpire soprattutto i redditi di lavoro dipendente. Inoltre, per come è formulata ora la norma, non si tiene conto del carico familiare e si chiama all'appello nella stessa maniera chi con oltre 90mila euro mantiene solo se stesso e chi invece ha da pensare a una famiglia con figli.

Ma non è l'unico intervento a far storcere il naso. Si lamentano anche gli amministratori locali (chiamati ad anticipare vigorosi risparmi), i dipendenti pubblici (che vedono allontanarsi il Tfr e, in caso di sforamento dei conti, devono rassegnarsi a una tredicesima a rate), i titolari di azioni, obbligazioni e fondi (per i quali la tassazione delle rendite sale al 20%).
Al di là delle fisiologiche insoddisfazioni che sempre accompagnano interventi di risparmio, e tanto più di questa portata, la manovra che i senatori iniziano oggi a esaminare ha alte probabilità di essere rivista. Per non dire, profondamente modificata. A meno che il Governo non decida di ricorrere all'ennesima fiducia (sarebbe la numero 49), rimangiandosi però l'impegno di una discussione parlamentare allargata, che Berlusconi e Tremonti hanno promesso. Non solo: con in più il rischio della fronda interna di quanti nel Pdl sono contrari all'attuale versione della manovra.

Insomma, anche questa volta c'è da aspettarsi la corsa all'emendamento. Sia per correggere le misure già varate, sia per prevederne di altre. Come quelle sulle pensioni, sulle quali la Lega si è finora opposta. Così come rimane sul tappeto la proposta avanzata dal Pd di una tassa sui capitali scudati, avversata invece dal Governo. C'è poi da giocare la carta di tagli ancora più incisivi ai costi della politica.

Per il Parlamento, dunque, una ripresa tutt'altro che soft. Abituati da sempre a ripresentarsi sui banchi dopo un mese e mezzo di vacanza, quest'anno gli onorevoli – o quanto meno una parte – hanno dovuto cambiare radicalmente programmi. A iniziare dai componenti delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio del Senato, che si sono ritrovati l'11 agosto insieme ai loro colleghi della Camera per assistere alla comunicazione del ministro dell'Economia Tremonti sulla proposta di inserire in Costituzione il principio del pareggio di bilancio e da oggi sono nuovamente al lavoro.

La prossima settimana toccherà invece alle commissioni di Montecitorio riaprire i battenti: all'esame alcuni schemi di decreti governativi e una legge di ratifica. La prima riunione delle assemblee è invece fissata per la prima settimana di settembre. Urgenze permettendo.

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