Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 22 agosto 2011 alle ore 10:14.

Un Paese sotto l'esame dell'Europa, "guidato" dalla stringente moral suasion della Bce e dal suo concretissimo contributo (a termine) per la salvaguardia dei nostri titoli di Stato, dovrà offrire agli italiani e agli altri cittadini del Vecchio continente la sua risposta alta alle drammatiche sfide imposte dalla crisi globale. Il Senato sarà il luogo istituzionale in cui la rappresentanza politica potrà riscattarsi da un dibattito agostano non di rado volgare (nelle polemiche tra ministri ad esempio), spesso velleitario o fumoso nella definizione delle azioni concrete da svolgere.

Spetta oggi ai senatori – chiamati per primi a esaminare il testo del decreto con la manovra di Ferragosto – dare seguito agli inviti del Capo dello Stato a un serrato confronto, attento e aperto, sulle possibili soluzioni da scegliere per affrontare la delicatissima temperie economica. Nei momenti difficili le bussole restano equità, solidarietà, responsabilità. E l'idea, come sempre ci ricorda il presidente Giorgio Napolitano, che il Paese è uno e unito e che ciascuna fazione politica, alla fine, deve sempre prendere atto di essere parte di qualcosa di più grande: la patria, la nazione (che dire, ad esempio, della posizione leghista a difesa delle cosiddette pensioni del Nord?).

Il testo prospettato alle Camere non sembra ancora intrecciare con equilibrio gli aghi di queste bussole. La super-Irpef non è equa, è forzosamente solidale e presuppone la responsabilità di pochi (600mila) a garanzia di una irresponsabilità di molti se è vero che sono 120 i miliardi stimati di evasione fiscale. È probabile che venga modificata: del resto non garantisce nemmeno un grande gettito (e probabilmente nella relazione tecnica è sovrastimato). Sarebbe più che auspicabile che venisse affrontato il tema dell'aumento dell'Iva.

Non c'è, nella manovra agostana, un'operazione di vera equità e solidarietà tra generazioni, tema che l'Italia deve regolare da tempo. Esistono ancora forme di squilibrio nella gestione delle risorse previdenziali (pensioni di anzianità ancora in essere contro pensioni risibili attese per la vasta area del precariato); non c'è ancora equità nelle regole del mercato del lavoro (giovani iperflessibili contro lavoratori consolidati ipergarantiti) anche se, in questo, la manovra tenta un'utile opera di redistribuzione delle responsabilità; non c'è solidarietà generazionale tra chi versa oggi i contributi e chi li ha versati prima. Non c'è equilibrio nella gestione del welfare di donne e uomini. Non c'è solidarietà tra governo centrale ed enti locali nel ridisegno del carico fiscale.

Tutti devono comprendere quale sia la gravità della situazione. Torna in mente il De Gasperi del Primo Maggio del '45: «Ora più che mai le vostre virtù devono essere le virtù di tutta l'Italia...abbiamo perduto il patrimonio di tre generazioni, siamo una famiglia in rovina...curvi sotto il peso del loro destino, gli italiani levano la fronte in cui risplende nobiltà antica». È una pellicola in bianco e nero, ma a ben vedere ha i colori vivi del riscatto. Tocca al Parlamento, se ne è capace, ritrovare quello spirito.

alberto.orioli@ilsole24ore.com

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi