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Questo articolo è stato pubblicato il 22 agosto 2011 alle ore 15:34.

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Distrutti 3500 documenti inediti dagli archivi di WikiLeaks: a decidere la cancellazione è stato Daniel Domscheit-Berg, ex portavoce dell'archivio online che raccoglie le soffiate anonime. Ha dichiarato in un'intervista rilasciata al settimanale tedesco Der Spiegel che in questo modo vuole proteggere la sicurezza di fonti confidenziali che altrimenti corrono il rischio di essere scoperte. I materiali includevano anche una lista delle persone escluse dai viaggi con un aeroplano negli Stati Uniti ("no fly list") e alcune intercettazioni collegate a Bank of America.

Domscheit-Berg è un programmatore informatico tedesco ed ex portavoce di WikiLeaks: l'anno scorso abbandona il progetto per divergenze con il suo fondatore, l'hacker australiano Julian Assange, e porta via con sé i 3500 atti appena eliminati. In seguito lancia un'altra iniziativa per raccogliere le soffiate, OpenLeaks, collegata con quotidiani in Germania e in Danimarca come punto di partenza per il giornalismo d'inchiesta. Ma finora non è ancora decollato.

La protezione delle fonti anonime resta una questione aperta. Rischia cinquant'anni di carcere un ex analista militare degli Stati Uniti, Bradley Manning: ha rivelato a un pirata informatico di aver sottratto documenti riservati, come i messaggi inviati dalle ambasciate Usa a Washington, e di averli affidati a WikiLeaks. Secondo le sue dichiarazioni, aveva avuto accesso ai materiali da una base dell'esercito in Iraq, dove ha copiato i file su un cd rom. È in prigione da quattordici mesi.

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