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Questo articolo è stato pubblicato il 23 agosto 2011 alle ore 08:20.

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Damiano Tommasi (Ansa)Damiano Tommasi (Ansa)

Lo sciopero pende ancora sull'avvio della stagione calcistica 2011-2012. Domani, l'assemblea di Lega di A dovrà chiarire se ritiene accettabili le linee guida fornite ieri dalla Figc sulle modalità di allenamento dei "fuorirosa". In caso contrario, l'astensione dei calciatori sarà inevitabile, come ha ribadito il presidente dal sindacato, Damiano Tommasi: «Se non si firma il nuovo accordo collettivo la prima giornata sarà posticipata. Dopo un anno questa non può essere considerata una minaccia».

L'accordo raggiunto il 7 dicembre 2010 prevedeva che il contratto sarebbe stato firmato da società e calciatori e che la Figc avrebbe precisato le modalità interpretative dell'articolo 7. I club hanno scelto però di non firmare prima del vademecum federale. Da qui la reazione dell'Aic, che ieri ha riunito d'urgenza a Milano i rappresentanti delle 20 squadre della massima serie.

«Dare questa interpretazione è un mio dovere – ha esordito ieri in conferenza stampa, il presidente della Figc, Giancarlo Abete –. Come cittadino, dico che il Paese con la situazione che sta attraversando non meritava questo problema». Per Abete, del resto, «la ratio della norma è chiara. E se non si firma il contratto collettivo evidentemente c'è altro. Ci possono essere altri motivi ma se ci sono sarebbe meglio esplicitarli in modo chiaro».

Nel merito, l'articolo 7 presente negli accordi tra Lega e Aic dal 1986 «è facilmente interpretabile e lo dimostra – ha ricordato Abete – il fatto che i contenziosi sono stati in questi anni pressochè inesistenti se si esclude il caso Pandev-Lazio». Abete ha illustrato alcuni passaggi del vademecum della Figc: la società deve impegnarsi a curare la migliore efficienza sportiva del calciatore, fornendo attrezzature idonee alla preparazione atletica e mettendo a disposizione un ambiente consono alla sua diginità professionale; il calciatore ha diritto a partecipare agli allenamenti e alla preparazione precampionato con la prima squadra, salvo l'esclusione per motivi disciplinari; a ciò corrisponde una facoltà della società, attraverso il suo staff tecnico, di organizzare la preparazione anche attraverso allenamenti differenziati per ragioni tecniche temporanee, tra cui devono comprendersi anche quelle per percorsi riabilitavi oltre che quelle tipicamente tecniche.

Tra gli «altri motivi» di un possibile sciopero evocati da Abete c'è, evidentemente, la polemica sul contributo di solidarietà introdotto con il decreto di Ferragosto per i redditi sopra i 90mila euro. Secondo il presidente federale «è giusto che chi ha di più dia di più. C'è un dibattito aperto sul decreto, e sono convinto che sarà oggetto di chiarimento in sede legislativa per far capire chi è il destinatario che dovrà pagare questo contributo. Al di là di questo, non ha senso parlare di "untori". Nessuno costringe nessuno a dare 4, 5 o 6 milioni ad un calciatore. I giocatori pagano le tasse tramite la società, che é sostituto d'imposta». A differenza del vecchio accordo collettivo scaduto nel giugno del 2010, il nuovo contratto sottoscritto dall'Aic prevede che la cifra dell'ingaggio sia indicata al lordo. «La norma è quindi già migliorativa – ha aggiunto Abete –. In più propongo che sia scritto nel nuovo accordo collettivo che le parti non possano derogare».

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