Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 24 agosto 2011 alle ore 08:48.

My24
Giancarlo AbeteGiancarlo Abete

Se il sindacato dei calciatori non accetterà le modifiche proposte ieri dalla Lega e oggi non siglerà il contratto collettivo, sabato e domenica sarà sciopero. Faccia a faccia decisivo, dunque, oggi a Roma, prima in consiglio federale e poi in assemblea di Lega.

Fino ad ora Damiano Tommasi, che guida l'Aic da maggio, ha fatto muro, tenace come quando andava in campo: «Senza accordo non si gioca». Per lui e per tutti i colleghi, l'accordo è quello siglato a maggio dal suo predecessore, Sergio Campana. Un'intesa, per la prima volta con piattaforma datoriale, che per gli atleti è una débâcle. La "Confindustria del pallone" non sente ragione e non intende sottoscrivere l'intesa di maggio. Sul tavolo resta sempre l'articolo 7 del contratto, quello che regolamenta gli allenamenti dei fuori rosa (i calciatori temono azioni di mobbing).

Dopo le rassicurazioni da parte del presidente della Figc Giancarlo Abete sull'articolo 7 - invero cerchiobottiste pur di trovare un punto di incontro alla situazione - ieri i club hanno posto due nuovi paletti sul famigerato motivo del contendere e anche sull'articolo 4. La Lega sostiene che, se si lascia il riferimento all'obbligo di allenamento con la prima squadra, bisogna esplicitare il concetto di prima squadra in rose da 40-50 giocatori. Poi, i presidenti, convinti che la norma non lasci campo a casi di mobbing, chiedono anche una definizione più puntuale delle «ragioni tecniche temporanee», in base alle quali si possono organizzare sedute tecniche differenziate, e autonomia degli allenatori senza rischiare contenziosi o ricorsi.

C'è poi la questione del contributo di solidarietà: con il sindacato dei calciatori, la Lega lavora alla sottoscrizione di un accordo scritto con valore legale (anche in forma di allegato al contratto collettivo) in cui si chiarisca che saranno a carico degli atleti contributi straordinari quale, ad esempio, quello di solidarietà previsto dalla manovra d'agosto in discussione al Parlamento.
Queste le condizioni della Lega: si gioca sul filo, una partita sulla quale non scommetterebbero neppure i bookmakers più appassionati. E il risultato di oggi resta più incerto di un fuorigioco di millimetri.

Articolo 7 e articolo 4 a parte, il contratto è scritto. Ricalca lo schema inaugurato il 1° luglio 2010, proprio il primo giorno di vacanza contrattuale, da Marco Motta, passato dall'Udinese alla Juventus. Dietro a quell'intesa fatta su misura, quasi fosse un abito, il club bianconero e Michele Briamonte, 33 anni, legale associato dello studio di Franzo Grande Stevens, l'avvocato dell'Avvocato.

Il contratto cucito addosso a Motta da Briamonte, consulente della Lega e architetto con Luigi Chiappero anche del ricorso e dei quattro esposti coi quali la Juventus chiede la revoca dello scudetto 2006, finì nei trafiletti dei giornali, eppure è un modello, come le intese dei giocatori passati negli ultimi 12 mesi al club di casa Agnelli: da Krasic a Vidal. La retribuzione è espressa al lordo, le multe comminate direttamente al giocatore (come in Inghilterra), si impone ai calciatori di concordare i trattamenti sanitari con lo staff medico della società (come in Francia e per evitare casi come quello di Andrade, che aveva chiesto consigli "medici" a un santone), si vietano attività che non siano sportive. La società ha l'ultima parola su sponsor personali, su quel che viene postato su Twitter o Facebook e invita i tesserati a non andare in discoteca, a vestire secondo lo stile del club: elegante o casual, mai trasandato o tale da far trasparire preferenze politiche, religiose o ideologiche.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi