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Questo articolo è stato pubblicato il 27 agosto 2011 alle ore 21:14.
L'ultima modifica è del 26 agosto 2011 alle ore 18:25.

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NEW YORK - «Andate via e fatelo ora, questo uragano è pericoloso ed è ancora una minaccia per la vita delle persone». Anche se Irene viaggia circa 136 chilometri orari (ieri superava i 160), il sindaco di New York Michael Bloomberg non ha usato mezzi termini per descrivere Irene - «ora sono solo alcune gocce, ma è solo l'inizio» - e ha ribadito l'ordine di evacuazione delle zone della città considerate a rischio, tra cui la parte meridionale di Manhattan (compresa la zona di Wall Street e il Financial District), Battery Park e alcune aree costiere di Brooklyn. Una buona notizia è arrivata dagli esperti del National Weather Service: nella sua marcia verso nord, Irene non dovrebbe recuperare forza.

Per i 370.000 newyorkesi che hanno ricevuto l'ordine di lasciare le proprie case (7.000 persone ricoverate in ospedali nelle zone a rischio sono state trasferite altrove), l'indicazione è stata chiara: non perdere tempo. Anche perché alle 12 di sabato (le 18 in Italia) è scattato il blocco di tutti i mezzi pubblici (autobus e metropolitane) ed è praticamente impossibile muoversi in una metropoli che ha la sua spina dorsale proprio nella rete capillare di trasporti: «Abbiamo allestito centri di emergenza in grado di ospitare 70.000 persone», aveva detto Bloomberg, invitando i newyorkesi a non aspettare «l'ultimo treno disponibile, che potrebbe essere sovraffollato o già passato».

Secondo il National Weather Service nella zona di New York e Philadelphia dovrebbero cadere tra i 16,5 e i 33 centimetri di pioggia. La Big Apple, ha detto il sindaco, dovrebbe essere colpita nella serata di sabato (intorno alle 3 del mattino di domenica ora italiana), con venti che dovrebbero viaggiare tra le 55 e le 75 miglia all'ora (tra 88 e 120 chilometri orari), una forza molto inferiore a quella con cui Irene si è abbattuta sulla Carolina del Nord, ma abbastanza per fare danni consistenti in una città poco preparata a questo genere di eventi.

Per evitare problemi alla rete elettrica, Bloomberg ha chiesto a Consolidated Edison (la società che gestisce il servizio) di valutare uno shutdown per Lower Manhattan: «Bisogna assicurare che non siano danneggiate le strutture di ConEd, perché servirebbe molto tempo per ripararle. E il rischio di danni è ridotto se nei fili non passa corrente», ha detto.

Nella Big Apple, il problema principale sarà l'alta marea, ha spiegato il sindaco, e questa potrebbe provocare pericolose inondazioni, anche qualora l'occhio dell'uragano dovesse spostarsi più a est: «Irene non è Katrina e New York non è una zona dove gli uragani si verificano di frequente, ma questo non significa che vada presa alla leggera: bisogna prepararsi al peggio, se poi la traiettoria dovesse cambiare saremo solo felici».

Sempre alle 12 è scattato inoltre il blocco degli aeroporti (saranno fermati tutti i voli in arrivo, quelli in partenza andranno avanti fin quando possibile), mentre i ponti cittadini, quelli che collegano i vari borough di New York, saranno chiusi qualora i venti arrivassero a soffiare a una velocità superiore agli 80 chilometri orari. Presi d'assalto i supermercati, dove sono andati esauriti soprattutto acqua, pane e surgelati, dal momento che il consiglio è di rimanere al chiuso dalle 21 di stasera (le 3 di notte in Italia) fino alla stessa ora di domenica.

Nel frattempo, Irene ha toccato la costa della Carolina del Nord e marcia verso nord, verso Washington, New York e il New England. Secondo la Croce Rossa 13.000 persone si trovano già nei rifugi di emergenza. L'uragano è stato declassato a categoria 1 (la più bassa su una scala di cinque), i venti soffiano ora a 85 miglia orarie (circa 136 chilometri all'ora), mentre ieri viaggiavano sopra le 100 miglia orarie (oltre 160 chilometri all'ora).

Proprio in Carolina del Nord si sono registrate le prime vittime: un uomo è rimasto schiacciato da un ramo che si è staccato da un albero. Inutili i soccorsi: quando i paramedici sono arrivati erà già senza vita. Un altro è stato vittima di un infarto mentre stava montando dei pannelli di legno a protezioni alle finestre della sua casa. Una terza vittima ha perso la vita in un incidente d'auto nella contea di Pitt. E un bambino è rimasto ucciso da un albero abbattuto dai forti venti a Newport News, in Virginia.

Barack Obama, che ieri aveva a sua volta invitato gli abitanti delle zone colpite a «prendere seriamente la situazione e obbedire in modo scrupoloso alle indicazioni delle autorità», è arrivato alla sede di Washington del Fema, la protezione civile americana. Il presidente americano ha già dichiarato lo stato di emergenza in Nord Carolina, Virginia, New Hampshire, New York, New Jersey, Connecticut, Rhode Island e Massachusetts. «Ci aspettano 72 molto lunghe» ha spiegato. Il segretario per la sicurezza nazionale Janet Napolitano ha sottolineato che «Irene rimane un uragano forte e pericoloso».

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