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Questo articolo è stato pubblicato il 29 agosto 2011 alle ore 06:37.
Intanto, i titoli di Borsa scontano già il peggiore degli scenari. Daniele Savarè, gestore di Arca Sgr, rileva: «I titoli che hanno sofferto di più a Piazza Affari sono quelli delle società di distribuzione dell'energia, che prima non venivano toccati dalla tassa. Abbiamo fatto una simulazione con un'imposta all'8,5% fino al 2013 e un'altra al 6,5% resa permanente, ipotesi che danneggerebbe maggiormente i distributori energetici. I cali più forti ci sono stati tra il 16 e il 19 agosto e rispecchiano l'impatto del worst case scenario». Secondo Federico Mobili, gestore azionario di Bnp Paribas asset management, la Robin Hood Tax «comporta un decremento degli utili di circa il 15% per le società regolamentate e del 10% per le società energetiche. Per migliorare gli utili alla luce di questa nuova tassa le società dovranno ridurre i costi operativi oppure cercare di incrementare le vendite». Impossibile però non calcolare le potenziali ricadute negative sugli investimenti.
La tutela degli utenti
Tra tante ipotesi, il tributo sta cambiando la sua filosofia di fondo. La prima Robin Hood Tax era nata con il petrolio a 150 dollari al barile e sul presupposto che le società petrolifere stessero realizzando extraprofitti a danno dei consumatori. Tuttavia, come ha rilevato il presidente dell'Autorità per l'energia, Bortoni, «le infrastrutture di trasporto e distribuzione energetica hanno poco a che fare con le dinamiche petrolifere e sono oggetto di regolazione tariffaria». E comunque, in caso di extraprofitti, «la soluzione non dovrebbe essere fiscale ma regolatoria o, in caso di abusi, starebbe nella normativa antitrust», ha osservato Alberto Mingardi, direttore dell'istituto Bruno Leoni.
Per tutelare gli utenti finali, il decreto 138/11 conferma il «divieto di traslazione dell'onere sui prezzi al consumo» e affida la vigilanza all'Autorità per l'energia. I dati dell'ultima relazione al Parlamento dicono che, su 500 imprese monitorate, l'Authority ha aperto solo 32 procedimenti individuali, di cui 9 conclusi con violazione accertata. Poche infrazioni, quindi. Ma il dato è riferito alla primissima fase di applicazione dell'addizionale (secondo semestre 2008) e mancano le sanzioni.
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Il quadro
01|IL PRECEDENTE
Nel 2008, nel pieno del caro petrolio, il Governo vara la Robin Hood Tax, un'addizionale Ires del 6,5% che si applica alle società con ricavi oltre 25 milioni di euro. Il presupposto è la realizzazione di extraprofitti
02|LA RIEDIZIONE
La manovra di Ferragosto abbassa la soglia di ricavi a 10 milioni e porta l'aliquota al 10,5% includendo anche le energie rinnovabili e le infrastrutture energetiche. L'obiettivo è ricavare 3,6 miliardi di euro tra il 2012 e il 2014
03|IL PARLAMENTO
La parola passa al Parlamento, chiamato a convertire il Dl 138/11. La commissione Industria del Senato ha ipotizzato di estendere il tributo ad altri settori regolamentati. Le associazioni delle imprese chiedono l'abolizione del prelievo
L'impatto della Robin Hood Tax in base al testo attuale del Dl 138/11
8La Alfa Spa opera integralmente nel settore energetico.
Nel 2010 ha conseguito ricavi per un ammontare di 12 milioni
di euro e ha realizzato un reddito imponibile di 1,5 milioni di euro
8La Beta Srl svolge due attività, di cui una sola in ambito energetico.
Nel 2010 ha ottenuto ricavi totali per 20 milioni (di cui 8 nel settore energia) con un imponibile di 3 milioni (di cui 2 nel settore energia)
8Deve pagare la Robin Hood Tax, con aliquota Ires totale al 38% sul reddito 2011. Ipotizzando che tale reddito sia 2 milioni, dovrà versare Ires per un importo di 760mila euro
8Non deve applicare l'addizionale, perché l'attività in ambito energetico non è stata prevalente. Ipotizzando un reddito 2011 di 2 milioni,
dovrà versare 550mila euro di Ires
8Applica la Robin Hood Tax. Ipotizzando che il reddito 2011
sia di 4 milioni e che – tenuto conto delle perdite pregresse – l'imponibile sia 2 milioni, l'Ires dovuta è 760mila euro