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Questo articolo è stato pubblicato il 30 agosto 2011 alle ore 07:48.

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ROMA. Completa abolizione del contributo di solidarietà sui redditi più elevati, con la sola eccezione dei parlamentari, riduzione di tre miliardi dei tagli a carico degli enti locali, Robin Hood tax inclusa, e salvataggio dei piccoli Comuni.

Sono gli assi portanti del faticoso accordo sulle modifiche alla manovra raggiunto nella maggioranza alla fine del vertice di Arcore durato sette ore, che ha sancito lo stop all'aumento dell'Iva sostenuto dal Pdl e alla patrimoniale anti-evasione caldeggiata dalla Lega. Ma che ha dato il libera a un primo intervento sulle pensioni di anzianità, vincolando le uscite con il solo canale contributivo a 40 anni effettivi di servizio senza più il computo dei riscatti per laurea e servizio militare, a una stretta sui vantaggi fiscali delle cooperative e a «nuove misure finalizzate a eliminare l'abuso di intestazioni e interposizioni patrimoniali elusive», come sottolinea una nota di Palazzo Chigi nell'esplicitare l'intesa. In altre parole, società di comodo e trust finiranno nel mirino del fisco.

Per le Province, invece della prevista abolizione degli enti sotto i 300mila abitanti, si procederà alla soppressione totale con il disegno di legge costituzionale già messo a punto nelle scorse settimane dal Governo, sotto la spinta del ministro, Roberto Calderoli, per riorganizzare l'assetto istituzionale e, soprattutto, dimezzare i parlamentari. Il Ddl sarà inviato al Quirinale con le integrazioni. Salvi anche i piccoli Comuni che resteranno in vita ma dovranno gestire in forma associata i servizi.

Resta però ancora da chiarire il meccanismo delle coperture. Non a caso l'opposizione è andata subito all'attacco chiedendo chiarezza sui numeri. La maggioranza garantisce che con le modifiche concordate i saldi restano invariati visto che l'alleggerimento dei tagli sugli enti locali (2 miliardi più un altro miliardo collegato alla Robin Hood) e la soppressione della super-Irpef verrebbero compensati dall'intervento sulle pensioni, dalla stretta sulle coop e dalle misure anti-evasione. Un somma di misure che però, secondo l'opposizione, non assicurerebbe gli effetti della manovra soprattutto il prossimo anno. In effetti l'intervento sulle pensioni, che vale 1,5 miliardi nel biennio 2013-2014, non dovrebbe produrre alcun risparmio nel 2012 a causa della già prevista finestra unica per le uscite attraverso la quale i pensionamenti vengono di fatto posticipati di un anno. Senza considerare che i 3 miliardi di minori tagli su Comuni e Province agiscono tutti sul 2012, che deve fare anche i conti con il minor gettito di 600 milioni per effetto dell'eliminazione della super-Irpef (3,8 i miliardi attesi alla fine del triennio). E i 3,6 miliardi mancanti nel 2012 difficilmente potrebbero essere coperti dalla sola stretta fiscale sulle società cooperative, considerando che solitamente misure anti-evasione e anti-elusione come quelle su società di comodo e trust non producono effetti immediati. A questo punto occorre attendere la trasformazione in emendamenti del'accordo siglato ad Arcore.

Il termine per la presentazione delle modifiche in commissione Bilancio al Senato è scaduto ieri sera: 600 i ritocchi già formalizzati, a cominciare da quello sul raddoppio del contributo di solidarietà sui calciatori arrivato dalla Lega, ai quali se ne dovrebbero aggiungere un'altra ottantina dal Pd. I correttivi collegati all'accordo di maggioranza giungeranno, via governo o relatore, prima della fine della settimana. Domani è stata convocata una riunione di maggioranza al Senato e giovedì un Consiglio dei ministri, che potrebbe anche autorizzare la fiducia. Per il momento la commissione conta di chiudere i lavori entro venerdì per consentire all'Aula di Palazzo Madama di cominciare l'esame del testo il 5 settembre e approvarlo entro il 10.

Alla fine, dunque, la maggioranza ha trovato la quadra. Il vertice con Silvio Berlusconi, Umberto Bossi e il ministro Giulio Tremonti, allargato allo stato maggiore di Pdl, Lega e Responsabili e al relatore della manovra al Senato, Antonio Azzollini (Pdl) si è rivelato decisivo. Il premier ha ottenuto l'eliminazione in toto del contributo di solidarietà (abolite le due soglie di 90mila e 150mila euro e la doppia aliquota del 5 e del 10%), che, oltre che per i parlamentari, dovrebbe restare in vigore solo per i dipendenti pubblici e i pensionati, come previsto dalle precedenti manovre. Tremonti l'ha spuntata sull'Iva: il capitolo sarà affrontato nell'ambito della delega fiscale. Il Pdl ha ottenuto un primo intervento di freno sulle pensioni di anzianità, anche in linea con le richieste di frondisti e Responsabili. E la Lega ha incassato l'alleggerimento del taglio agli enti locali e un intervento anti-evasione almeno in parte sulla falsariga della patrimoniale contro gli evasori.

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