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Questo articolo è stato pubblicato il 31 agosto 2011 alle ore 07:48.

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Il Quirinale (Bloomberg)Il Quirinale (Bloomberg)

Nessun intervento diretto, perchè quando il Parlamento delibera non è costume del presidente della Repubblica inteferire con prese di posizione esplicite. Massima vigilanza - questo sì - dal Colle su due questioni decisive: il rispetto dei saldi, che comporta l'individuazione di coperture assolutamente certe in sostituzione delle misure fiscali in via di soppressione (il contributo di solidarietà), il confronto con l'opposizione.

Sulla manovra economica la strada maestra è quella della dialettica parlamentare, che sarebbe evidentemente alterata dall'ennesimo ricorso al voto di fiducia. In questo senso, si riscontra un'evidente, piena sintonia con quanto ieri sera ha dichiarato il presidente del Senato, Renato Schifani: «Spero fortemente si eviti la fiducia sulla manovra, perché impedisce al Parlamento di discutere». È esattamente quel che Giorgio Napolitano ha sostenuto nel suo discorso di apertura al Meeting di Cl a Rimini: «Il Parlamento faccia le scelte migliori, attraverso un confronto davvero aperto e serio».

Il presidente della Repubblica è preoccupato rispetto all'esito della confusa e caotica discussione sulla manovra, con gli annunci di misure che si susseguono dando con ciò l'impressione di una mancanza di bussola, come nel caso delle nuove misure annunciate sul fronte pensionistico. Al momento sospende il giudizio in attesa che il quadro si chiarisca.

Occorrono risposte urgenti per rassicurare i mercati e superare «l'ansia del giorno dopo», ripete ai suoi collaboratori. Quanto alle coperture, la vigilanza è massima poiché è evidente che su questo aspetto centrale si gioca la credibilità dell'intera manovra correttiva.

La parola d'ordine del governo è l'invarianza complessiva dei saldi della manovra. Compito che dalla sede politica (le conclusione del veritice di Arcore di lunedì) è passato ai tecnici della Ragioneria. L'obiettivo del relatore Antonio Azzollini è di presentare entro questa sera i nuovi emendamenti corredati delle relative coperture, ma ieri sera al Senato un possibile slittamento veniva dato quasi per certo.

La questione ruota attorno ai 4 miliardi che devono essere recuperati per far quadrare i conti. A ieri sera la ricognizione risultava tuttora in corso. Il problema riguarda in primo luogo il 2012 poichè «il contributo di solidarietà» del 5% sui redditi superiori a 90 mila e del 10% oltre i 150mila euro garantiva già nel prossimo anno 674,4 milioni, cui si aggiungevano 1,5 miliardi del 2013 e 1,5 del 2014. Stando a quanto ha comunicato lo stesso Azzollini, verrà confermata l'analoga misura introdotta con la manovra 2010 a carico dei dipendenti pubblici, ma stando alla relazione tecnica che corredava il provvedimento i risparmi sono esigui: 71,5 milioni nel triennio 2011-2013.

Altri 1,5 miliardi sono attesi dalla nuova norma sul calcolo delle pensioni di anzianità relativamente al riscatto degli anni di laurea e del servizio militare (ammesso che la formulazione resti quella annunciata), ma solo a partire dal 2013.

L'esame dei tecnici a questo punto si sta concentrando sull'esatta quantificazione del maggior gettito atteso dalla nuova stretta in chiave antievasione ed elusione fiscale. Si punta a combattere «l'abuso di intestazioni e interposizioni patrimoniali elusive», in sostanza la pratica diffusa che consente di sfuggire all'obbligo del prelievo intestando a società di comodo e trust diversi beni di lusso. Si tratta secondo le stime più recenti di circa 35mila finte imprese, ora potenzialmente nel mirino. Il maggior gettito difficilmente potrà però consentire di coprire l'abolizione del contributo di solidarietà.

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