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Questo articolo è stato pubblicato il 01 settembre 2011 alle ore 19:30.
L'ultima modifica è del 01 settembre 2011 alle ore 13:35.

Stretta sulle società di comodo e sui beni intestati alle imprese
Tra le proposte c'è poi l'annunciata stretta per le società di comodo: arriva infatti l'Ires maggiorata del 10,5%. L'aliquota si applica al reddito «imputato per trasparenza». Con il pacchetto di modifiche del Governo arrivano anche norme più stringenti per i casi di «concessione in godimento di beni dell'impresa a soci e familiari». In particolare «l'Agenzia delle Entrate procede a controllare sistematicamente la posizione delle persone fisiche che hanno utilizzato i beni concessi in godimento ai fini della ricostruzione sintetica del reddito». Arriva poi la prevista stretta fiscale sulle cooperative. Per esempio aumenta dal 30 al 40% il peso degli
utili nella formazione del reddito imponibile.
Regioni a colloquio con Fitto. Governo incontra enti locali
La maggioranza insegue quindi la quadratura, mentre gli enti locali sono da giorni sul piede di guerra e chiedono una decisa riduzione dei tagli a loro carico. Le Regioni hanno incontrato stamane il ministro Raffaele Fitto per conoscere l'ultima versione della manovra bis e ottenere garanzie su una correzione di rotta rispetto a quello che definiscono «uno squilibrio inaccettabile tra i tagli allo Stato e quelli agli enti locali». Anche le Province, per nulla rassicurate dalla confusione che regna nelle ultime ore attorno al decreto, si sono riunite per decidere un'eventuale mobilitazione contro le scelte del Governo. Alle 17, poi, Comuni, Province e Regioni sono arrivati a Palazzo Chigi per incontrare, oltre a Fitto, il sottosegretario Gianni Letta, il ministro dell'Interno, Roberto Maroni e il collega della Semplificazione, Roberto Calderoli.
Commissione Bilancio: ok a emendamento Governo su circoscrizioni giudiziarie
Insomma, il clima è caldissimo. E anche in commissione Bilancio è andato in scena in mattinata il primo braccio di ferro tra maggioranza e opposizione sull'unico emendamento presentato finora dal Governo e che è stato approvato con l'astensione del Pd ma dopo uno scontro molto serrato. A vigilare sui lavori della commissione, (presenti anche il ministro della Giustizia, Nitto Palma, e i sottosegretari all'Economia, Antonio Gentile, e alla Giustizia, Giacomo Caliendo), sono arrivati poi i capigruppo dell'opposizione, Anna Finocchiaro, Felice Belisario e Gianpiero D'Alia.
Braccio di ferro tra maggioranza e opposizione
Le opposizioni hanno contestato soprattuto il metodo con cui si è deciso di procedere alla riduzione degli uffici. «Abbiamo l'impressione - ha spiegato Finocchiaro - che siccome hanno difficoltà nella maggioranza, vogliano cercare di essere più morbidi nell'eliminare i tribunali e più decisi sull'eliminazione delle Procure». Ma per Pd, Idv e Udc, a ogni tribunale, come ha sottolineato anche Belisario, «deve corrispondere una procura» che ha, come ha chiarito Finocchiaro, «non solo competenze penali ma anche diverse competenze civilistiche» ad esempio «sui minori, sugli incapaci». Il relatore ha poi dato parere negativo a tutti i sub-emendamenti depositati (una decina, compresi due della Lega poi ritirati) e ha presentato due correzioni al sub-emendamento per recepire quanto chiesto dalla Ragioneria generale dello Stato, introducendo la «clausola di invarianza» cioè che dalla misura non devono «derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica».
Befera: dei 4 miliardi del condono 2002 inesigibili 2,5-2,7 miliardi
Stamane, poi, a margine dei lavori della commissione, il direttore dell'Agenzia delle entrate, Attilio Befera, era tornato sulla fattibilità di un nuovo condono. Dei circa 4 miliardi di incasso attesi dalla sanatoria 2002, aveva detto Befera, «circa 2,5-2,7 sono inesigibili». Befera aveva spiegato che delle somme dichiarate dai contribuenti per aderire al condono e non versate «un miliardo è in procedura concorsuale e 1,5 è riferito a soggetti che hanno una marea di debiti fiscali e contributivi, praticamente sono inesigibili perché si tratta di gente fallita o sparita». Resta, invece, «oltre un miliardo all'incasso e - aveva continuato Befera - sarà privilegiato l'accesso bancario».
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