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Questo articolo è stato pubblicato il 10 settembre 2011 alle ore 12:26.
La manovra annunciata la scorsa settimana rappresenta per l'Italia «la fine dell'epoca della spesa in deficit»: lo ha detto il ministro dell'Economia Giulio Tremonti a margine del G7 a Marsiglia. «La situazione italiana - ha spiegato con una metafora - è come un viaggio: devi avere una meta, il pareggio di bilancio, e la macchina, che è la crescita». Per quanto riguarda la meta, «abbiamo preso la direzione giusta, il percorso è definito in modo preciso e chiaro e faremo il pareggio di bilancio: è la fine dell'epoca della spesa in deficit».
«La prossima settimana, dopo aver in questa affrontato il pareggio di bilancio, faremo un tagliando all'economia e ai provvedimenti per la crescita», ha spiegato il ministro.
«In quattro mesi abbiamo contato 40 interventi per lo sviluppo - ha rivendicato Tremonti, parlando con i giornalisti a Marsiglia -. Adesso dobbiamo capire se hanno cominciato a funzionare. Se ci sono cose che non vanno le rafforzeremo, se vanno bene dobbiamo comunicarle, se da aggiungerne le aggiungeremo». Il ministro si dice comunque «convinto che molte cose siano giuste, ma non note».
Per agire a sostegno della crescita economica in Italia, il governo ha intenzione di consultare anche le organizzazioni internazionali, Ocse, Fondo Monetario e Commissione europea.
Crisi mondiale gestita ma non superata
La crisi finanziaria mondiale, che dura oramai quattro anni, «è stata gestita ma non superata» e «molti paesi cominciano ora a capire che sono stati fatti molti errori» e se ne «è parlato come se fosse un ciclo economico e non un cambiamento epocale - ha detto Tremonti -. Quando a Parigi presero d'assalto la Bastiglia - ha aggiunto - il re Luigi XVI chiese se fosse una rivolta, gli risposero che era la rivoluzione. Lui non capì e gli tagliarono la testa». Per il ministro anche i termini usati in questi anni «come exit strategy, recovery o stimulus sono da ciclo economico».
«Errore enorme» su salvataggi banche
Un «errore enorme» quello commesso da diversi paesi negli anni scorsi, che nell'effettuare salvataggi pubblici di alcune grandi banche hanno omesso di riorganizzarle per separare l'attività di credito e risparmio vera e propria, la banca tradizionale, dalle attività di trading e investimento ad elevato rischio.
«Dall'inizio della crisi sono ormai passati 4-5 anni, era l'estate del 2007 e siamo all'estate del 2011, e sta proseguendo ma a questo punto - ha detto, incontrando i giornalisti a margine dei lavori - possiamo iniziare a trarne un bilancio».
Secondo Tremonti «sono stati fatti molti errori, e ora molti governi iniziano a capire quali siano stati questi errori». Tra questi si continua a parlare di una crisi a carattere storico come se avesse natura ciclica, mentre più nello specifico guardando al capitolo delle grandi banche sistemiche nei salvataggi pubblici «noi abbiamo sempre detto che era necessario separare la banca dall'azzardo finanziario. Invece quando sono stati fatti salvataggi senza riorganizzazioni sono stati commessi errori enormi».
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