Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 11 settembre 2011 alle ore 08:12.

Berlusconi ieri è rimasto a Roma. A Palazzo Grazioli ha incontrato l'ex ministro Antonio Martino, tra i più critici nel Pdl sulla manovra, e poi il vertice del partito. Con il segretario Angelino Alfano, Maurizio Lupi, Gregorio Fontana e i coordinatori Denis Verdini, Ignazio La Russa e Sandro Bondi, il Cavaliere ha fatto il punto sulle prossime scadenze organizzative a partire dai congressi locali che si terranno tra la fine di novembre e i primi di dicembre. La prossima settimana – ha annunciato Lupi al termine dell'incontro – verranno stabilite le regole per l'elezione dei nuovi vertici. Alfano aveva già dato il via libera all'introduzione delle primarie per la scelta dei nuovi gruppi dirigenti a tutti livelli escludendo solo quello per la premiership qualora Berlusconi fosse ancora deciso a candidarsi. Un'ipotesi che non tutti condividono. A tornare sulla necessità che si facciano le primarie, anche con il Cavaliere candidato, è stata da ultima Giorgia Meloni. Il ministro per la gioventù, impegnata in questi giorni con la festa della Giovane Italia del Pdl ha sottolineato che «anche lui, se decidesse di candidarsi, deve sottoporsi alle primarie», quantomeno «per ricevere il bagno di folla che merita». Un'ipotesi respinta da Luigi Vitali, componente del direttivo parlamentare del Pdl, secondo cui chi invoca questa soluzione crea «solo confusione nel nostro elettorato», consentendo, peraltro, «insperati sussulti all'opposizione».
Ma è un dibattito che sembra non sembra scaldare più di tanto il partito. Le preoccupazioni al momento sono infatti ben altre. Il Pdl è in picchiata. Tra crisi economica, manovra e inchieste giudiziarie il partito del premier, a partire dallo stesso Berlusconi, continua a scendere nei sondaggi. Senza contare il timore che escano nuove intercettazioni. Se poi si aggiunge la tensione con la Lega, sempre più silenziosa, ce n'è abbastanza per preoccuparsi più che delle primarie del 2013 dell'immediato futuro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
TRA NAPOLI E BARI
La vicenda
Riparte lunedì dal terzo interrogatorio in carcere dell'imprenditore barese Giampi Tarantini l'attività inquirente della procura di Napoli nell'indagine sul presunto ricatto ai danni del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi
È andata delusa l'attesa colma di suspance sull'incontro in programma martedì prossimo a palazzo Chigi tra il capo della procura, Giandomencio Lepore, e il premier, che ha rinviato a data da destinarsi l'appuntamento perché impegnato a presentare la manovra alle istituzioni europee.
Gli inquirenti intanto devono accertare modalità e movimenti delle somme citate nelle intercettazioni e citate da Tarantini, in particolare i 500mila euro che il Cavaliere avrebbe dato all'impreditore, tramite Lavitola, per aprire un'attività. Giampi, peraltro, accusa Lavitola di aver trattenuto con sè quel denaro

Shopping24

Dai nostri archivi