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Questo articolo è stato pubblicato il 15 settembre 2011 alle ore 17:58.

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La manovra bis è stata archiviata da poche ore, ma per Pierluigi Bersani la nuova pillola non servirà comunque a guarire il malato. Così, da Berlino, dove è volato per una due giorni di incontri con i vertici della Spd, il leader del Pd torna a invocare un passo indietro di Berlusconi. «Siamo di nuovo nei guai. Bisogna trovare un modo per dire al mondo che c'è una cesura: si inauguri una transizione e si imbocchi una strada nuova». Poco dopo, però, è il suo numero due, Enrico Letta, a indirizzare un preciso appello al Colle. «Il presidente della Repubblica indichi un capo di governo che sia in grado di formare un governo politico con un'ampia base parlamentare in cui le forze politiche partecipino a questo governo».

Il Pd a caccia di Casini. Di Pietro: basta inseguire il Terzo polo
Insomma, il Pd accelera, vuole un cambio di passo e chiama in causa il capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Obiettivo: un governo di transizione. Che per Bersani e i suoi passa necessariamente attraverso un asse preferenziale con Pier Ferdinando Casini e i centristi. Dalle parti dell'Udc le avances democratiche per ora non sortiscono l'effetto sperato, ma il Pd non vuole mollare la presa. In barba ai tentativi di disturbo di Antonio Di Pietro che anche oggi, dalle pagine del settimanale "Gli altri", sollecita Bersani a mollare i centristi al loro destino. «La partita è a tre, sempre che Bersani risponda: Idv, Pd e Sel. Basta inseguire il Terzo polo», scandisce l'ex pm. Che, per il momento, però, incassa il secco "no grazie" dei democratici, decisi invece a battere la via che porta all'Udc. E così il leader Idv vede sfumare anche l'ipotesi di battezzare la nuova coalizione a Vasto - dove domani comincia la sesta festa nazionale del partito - profittando di un dibattito che avrebbe visto salire sul palco, insieme a lui, proprio Bersani e il leader di Sel, Nichi Vendola.

L'incontro con il leader della Spd
Il numero uno del Pd ha però subodorato il piano di Di Pietro e ha preferito disertare, cogliendo al volo l'occasione lanciata dalla trasferta berlinese. Qui, al termine del colloquio con Sigmar Gabriel, numero uno della Spd, Bersani non manca di sottolineare che «con il clima che c'è dobbiamo garantire che siamo noi quelli del rigore e delle riforme, come siamo riusciti a esserlo con Ciampi, Prodi e con Amato. Solo garantendo questo, ma credibilmente, possiamo dire: «Cari Paesi forti con l'euro ci avete guadagnato anche voi».

L'affondo: il Governo ha votato Arlecchino per non andare sotto
Poi torna sulla manovra approvata ieri da Montecitorio (guarda le novità in pillole). «Se uno va a vedere l'insieme degli ordini del giorno è un'altra cosa, è un'altra manovra», spiega. «C'è un governo e una maggioranza che hanno votato Arlecchino per non far vedere che andavano sotto». Siamo a un punto, continua il segretario del Pd, «in cui non credo che non sia neanche più il caso di parlare delle singole misure, qui bisogna trovare la chiave politica per una ripartenza e fare un menù ben composto, ben equilibrato, equo, giusto dove ci siano riforme e provvedimenti che abbiano un senso, perché continuando a pezzettini a discutere di un pezzo o dell'altro non ne veniamo fuori».

Intercettazioni: non è più tempo di leggi ad personam
Insomma il nuovo decreto non convince per nulla il segretario del Pd, come pure l'idea di mettere in cantiere un decreto sullo sviluppo, attorno al quale oggi si è registrato un primo giro d'orizzonti tra Governo, Confindustria e Abi. «Un tagliando per la crescita? Penso che in Italia non ci sia più nessuno che perde tempo a crederci. Sarebbe curioso che adesso facessimo la crescita con un decreto: vogliamo scherzare?», chiosa Bersani. Che chiude poi la porta anche a un possibile intervento sulle intercettazioni, dopo il fallito blitz della maggioranza stoppato dal Colle. «Simili interventi - ammonisce Bersani - sono persino velleitari perché Berlusconi non avrà più le condizioni per fare una legge ad personam, ne ha fatte fin qui, credo che siamo arrivati al capolinea».

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