Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 18 settembre 2011 alle ore 15:12.

My24

Giusto qualche chilometro più lontano il Pdl ribadisce di voler andare avanti fino al 2013. Ma Umberto Bossi e il Carroccio in versione partito di lotta continuano ad agitare da Venezia il vessillo autonomista. Così davanti al suo popolo, percorso da mal di pancia e sfiducia verso il Senatur, il leader della Lega prova a riscaldare i cuori e trasforma l'annuale appuntamento della "Festa dei Popoli padani" - che vede riconsegnata alla laguna l'acqua del Po raccolta sul Monviso - in una nuova chiamata alle armi per liberare la Padania dalla zavorra del centralismo e dell'assistenzialismo romano.

Bossi: non c'è più democrazia, la soluzione è la secessione
Ecco allora il Bossi celodurista che sprona così i suoi. «La soluzione è la secessione. Come si fa a stare in un paese che sta addirittura perdendo la democrazia giorno per giorno? Se qualcuno pensa che il fascismo è finito mi sembra sia ritornato con altri nomi e altre facce, addirittura hanno aggredito i corridori del giro di Padania. Per dire come sia il sistema italiano che non sa più essere democratico», mentre bisogna «trovare una via d'uscita democratica, forse anche attraverso un referendum, perché un popolo storicamente importante e dignitoso è stato costretto a mantenere l'Italia».

Il Senatur prova a ricucire la frattura interna e a recuperare il consenso
Insomma, mentre il Pdl si affanna a ricucire le crepe create dal nuovo ciclone giudiziario che ha investito il premier, Bossi è impegnato a giocare la sua partita per salvare una Lega ormai ai minimi storici quanto a consenso e sempre più dilaniata dalla guerra tra correnti (da un lato i fedelissimi del Senatur, il cosiddetto "cerchio magico", e dall'altro gli uomini di Roberto Maroni). Il numero uno del Carroccio però spande ottimismo e guarda oltre. «La prossima volta ci vedremo in posti bellissimi», dice Bossi dal palco prima di dare appuntamento ai militanti leghisti «in primavera, quando ci sarà la prossima manifestazione come quella sul Po». «Una grande festa», si limita ad aggiungere il leader del Carroccio senza svelare altri dettagli.

L'affondo contro i giornalisti: parlano sempre male e raccontano bugie
Poi torna ad attaccare la stampa con cui il Senatur è ormai ai ferri corti dopo l'articolo di Panorama che ha raccontato il presunto strapotere della moglie del Senatur all'interno della Lega. «I giornalisti sono dei grandissimi stronzi. Sono degli "Iago" che parlano sempre male e raccontano bugie continuamente. E ora, visto che non possono attaccare me, attaccano la mia famiglia», ha detto Bossi. «Sono tutti contro la Lega perché vuole cambiare le cose ma - ha aggiunto - le cose cambieranno comunque perché quando finiscono i soldi la gente perde la pazienza». E «non scrivete che io non verrò più sul Po perché sono stanco. Io la prossima volta ci vado da Varese a piedi, facendo centinaia di chilometri». Poi un passaggio sui rapporti interni con l'intento di offrire all'esterno l'immagine di un partito pacificato, ma le tensioni sono tutt'altro che sopite. «La ditta Bossi-Calderoli ha portato a casa il federalismo, Maroni fa la sua parte con gli immigrati».

Maroni: andare avanti è difficile, ci saremo finché lo dirà Umberto
Accanto a lui i due luogotenenti del Carroccio. Andare avanti «è difficile» ma «per noi il governo non è un mezzo ma un fine per combattere la nostra battaglia sul federalismo, ci saremo finchè ce lo dirà Umberto Bossi», spiega il nistro dell'Interno, Roberto Maroni. «Quello è che mentre noi ci danniamo l'anima la politica romana si occupa di complotti di palazzo, il fango gettato da settimanali e siti internet, da mascalzoni di Roma e di Milano». Mentre Calderoli prova ad allontanare l'immagine di una Lega divisa. «Vorrei anche tirare le orecchie a qualcuno che dice: 'Bisogna far di qui, bisogna far di lì ', e poi gli danno spazio sui giornali perchè parla fuori dal coro. No ai fratelli coltelli come fa qualcuno», sottolinea il ministro per la Semplificazione. «Se non c'era Bossi, non c'era la Lega. Se c'è da presentarsi vengono e dico: "io rappresento la Lega" e poi dopo dicono: "io rappresento l'istituzione". E no, polvere sei e polvere ritornerai. Io, Maroni, gli altri noi non saremmo un cazzo senza Bossi. Ricordo ai più realisti del re che senza Boss non sarebbe niente».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi