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Questo articolo è stato pubblicato il 20 settembre 2011 alle ore 16:10.

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Caso Milanese verso lo showdown. Il Pdl blinda Tremonti e punta sul quorum per sventare il voto segretoCaso Milanese verso lo showdown. Il Pdl blinda Tremonti e punta sul quorum per sventare il voto segreto

Per capire quanto il voto di giovedì su Marco Milanese, l'ex braccio destro di Tremonti, accusato di corruzione e associazione per delinquere, scuota la maggioranza («può accelerare la crisi di governo, fa osservare non a caso Pierluigi Bersani), basta leggere le parole consegnate stamane ai cronisti da Ignazio La Russa. «Non credo che la sorte del ministro dell'Economia sia legata al voto sulla richiesta d'arresto della procura di Napoli nei confronti di Milanese». A ben guardare, però, l'attestato di stima pronunciato da La Russa nei confronti del suo collega sembra precludere lo scenario più nefasto: il sì dell'assemblea di Montecitorio alla custodia cautelare in carcere per l'ex ufficiale delle fiamme gialle.

Pd e Idv puntano sullo scrutinio segreto. Casini: auspicherei voto alla luce del sole
Il motivo è presto detto. Pd, Idv e Fli hanno già avviato la raccolta
di firme tra i deputati dei propri gruppi per chiedere il voto segreto giovedì in Aula (a raccoglierle è il capogruppo dell'Idv a Montecitorio, Massimo Donadi). Già una ventina, a quanto si è appreso, i parlamentari democratici che hanno sottoscritto l'istanza. Pier Ferdinando Casini invece si smarca. «Io auspicherei che ciascuno assumesse le proprie responsabilità alla luce del sole». Ai suoi il leader dell'Udc lascerà libertà di coscienza «anche se - aggiunge - non sarà difficile immaginare come voteremo visto che i nostri rappresentanti in giunta per le Autorizzazioni si sono espressi per l'arresto».

I franchi tiratori agitano il Pdl
Insomma, l'opposizione ha le idee chiare e punta a sfruttare le divisioni interne alla maggioranza attraverso il voto segreto. Che preoccupa, e non poco, dalle parti del Pdl (da qui anche la rassicurazione di La Russa) visto che sono parecchie le antipatie personali verso l'ex braccio destro di Tremonti. Dissapori che giovedì - quando i deputati saranno a chiamati a votare - potrebbero esprimersi con diversi franchi tiratori pronti a mandare dietro le sbarre Milanese.

La Lega rinvia la decisione ma Reguzzoni rassicura: mai divisi
C'è poi il problema della Lega. La decisione ufficiale sarà presa domani in una riunione ad hoc in cui spetterà a Umberto Bossi fissare la linea. L'orientamento è quello di lasciare libertà di coscienza (lo stesso Senatur non l'ha escluso interpellato la scorsa settimana sull'argomento), ma se davvero prevalesse, come sembra, il voto segreto, la scelta potrebbe rivelarsi molto rischiosa. Dentro il Carroccio - malgrado il capogruppo della Camera Marco Reguzzoni si affanni a precisare che «la Lega non è mai stata divisa e il Governo non è a rischio» - continua infatti la contrapposizione tra le due anime: quella che fa capo al Senatur, il cosiddetto cerchio magico, che vorrebbe salvare Milanese per paura dei contraccolpi su Tremonti e sull'intero esecutivo, e l'ala dei maroniani, decisi a sanzionare l'ex ufficiale delle fiamme gialle come già successo con Alfonso Papa, il deputato del Pdl finito dietro le sbarre per l'inchiesta sulla P4.

L'ultima carta per sventare la miccia del voto
Le sorti dell'ex braccio destro di Tremonti sono dunque appese ai voti leghisti, ma sarà decisiva anche la scelta di puntare o meno sul voto segreto. Pd e Idv sono ormai convinti. Ecco allora che il Pdl prova in zona Cesarini a evitare il goal a porta vuota e gioca la carta del quorum. «C'è una questione che porremo oggi al presidente della Camera, quella del quorum del Parlamento - ha spiegato oggi il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto - già oggi abbiamo Papa (Alfonso, deputato Pdl ndr) che non vota perché in carcere, quindi non è rispettato il quorum totale dei parlamentari e questo apre una questione di regolarità del voto parlamentare molto seria». È l'ultima carta prima della roulette di giovedì.

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