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Questo articolo è stato pubblicato il 23 settembre 2011 alle ore 17:19.

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Alcune delle «battute» emerse dalle recenti intercettazioni come quelle del caso Tarantini, Silvio Berlusconi «faceva bene a non farle. Però, che certa magistratura lo abbia attaccato in maniera incredibile è sotto gli occhi di tutti». Fedele Confalonieri, al festival del diritto di Piacenza, in un faccia a faccia con Lucia Annunziata, parla del presidente Consiglio, «un gatto dalle sette vite», a suo modo di vedere, pieno di energia fisica, che «reagisce nonostante le difficoltà siano grandi».

Il presidente di Mediaset è perché lui resista e continui a guidare questo esecutivo finché ha il voto del Parlamento, «non vedo perchè debba lasciare». Le ipotesi di un eventuale governo tecnico, magari guidato da Mario Monti, non lo affascinano. «Non capisco cosa possa fare», nel caso l'ex commissario europeo alla concorrenza, «che è una persona che stimo, per risolvere questa crisi». Ci vorrebbe invece «maggiore concordia» tra le parti politiche, un accordo difficile da realizzare dopo che «due si sono dati botte per anni».

Consigli al premier, l'amico di vecchia data non ne vuole dare, «non posso che volergli bene, oggi anche più di prima nel momento in cui viene attaccato da tutte le parti», dice Confalonieri. Che, proprio perché «è preso di mira», di questi tempi lo sente tutti i giorni.

Mediaset? «Attaccarla per quanto sta facendo il presidente del Consiglio è una visione miope e faziosa». Certo, il timore che se va giù Berlusconi saranno azzoppate le sue aziende esiste, però questo «non è un paese da Piazzale Loreto». E la gente di sinistra, dice il presidente Mediaset, «è ragionevole e sa che abbiamo 5 mila dipendenti e facciamo lavorare altre 5 mila persone».

Il conflitto di interessi, ribadisce Fedele Confalonieri, andava risolto prima che Silvio Berlusconi decidesse di scendere in campo. Nessun dubbio sul fatto che ci sia, «ma non è detto che a beneficiarne sia la nostra azienda». Anche perché «dobbiamo essere equidistanti dalle parti politiche altrimenti perdiamo di credibilitá e se perdiamo in credibilitá perdiamo anche i nostri clienti». In ogni caso la tv «ha tali anticorpi da non rappresentare un pericolo per la democrazia».

Il presidente di Mediaset esclude, per ora, («siamo già coperti») un approdo alle reti del biscione di Augusto Minzolini. Secondo indiscrezioni di stampa l'attuale direttore del Tg1, dopo la perdita di ascolti del telegiornale della quale si è occupato anche il consiglio di amministrazione Rai nella sua ultima riunione, potrebbe essere in uscita da viale Mazzini.

Stima professionale confermata per Michele Santoro, definito «un cavallo di razza». L'idea di fargli un'offerta stuzzica Confalonieri, «ma come faccio?», ragiona a voce alta,«porto la D'Addario e Ciancimino in trasmissione? Un po' di queste cose devo tenere conto».
Poco entusiasmo per Serena Dandini. Se lei e la Rai sono in rotta «sono affari loro» e poi Mediaset ha già le sue figure femminili.

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