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Questo articolo è stato pubblicato il 25 settembre 2011 alle ore 20:16.

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Anche se finirò per dimenticarne molti, non posso certo scordare Sua Eccellenza Mons. Abele Conigli e la Diocesi di Teramo, qui rappresentata dal vescovo S.E. Mons. Seccia, che mi hanno accolto nel 1969.
Nella persona del loro vescovo, S.E. Mons. Agostinelli, rivolgo un cordiale saluto agli amici grossetani, che sono stati testimoni dei primi passi del mio ministero episcopale, e nella persona di S.E. Mons. Dal Covolo a quelli di Roma, che mi hanno accompagnato nei miei anni di insegnante, di Rettore della Pontificia Università Lateranense e di Preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia.

La mia viva gratitudine va all'amata Venezia di terra e di mare. Gli anni del ministero patriarcale hanno segnato profondamente il mio itinerario. Il legame con il popolo cristiano di Venezia e con la società civile del Patriarcato, qui rappresentati da S.E. Mons. Beniamino Pizziol, Amministratore Apostolico e dal Sindaco della città, è un dono di cui intendo continuare a fare tesoro.

Un caro saluto va agli amici svizzeri del Canton Ticino e di oltre Gottardo, nel vincolo di memoria con i compianti Vescovi Eugenio Corecco e Gianni Danzi.

Infine grazie ai tanti, tantissimi amici venuti da ogni dove. Di cuore Vi abbraccio ad uno ad uno.

Tuttavia, carissimi, mi consentirete di dire il mio grazie più intenso ai milanesi che mi hanno accolto oggi con tanto calore. Lo dico con speciale intensità ai sacerdoti, di cui ho imparato fin da bambino il realistico zelo. Lo rivolgo ai religiosi, alle religiose, a tutti i fedeli laici, qui presenti o che hanno seguito la celebrazione attraverso la televisione e la radio, specialmente alle famiglie, ai giovani, ai bambini, agli anziani, agli ammalati, ai più poveri ed emarginati. L'abbraccio, con cui mi state stringendo, già mi riempie di gratitudine verso tutte le Parrocchie, le Associazioni, i Movimenti, i gruppi. Un grazie particolare rivolgo al Vicario Generale S.E. Mons. Carlo Redaelli e al Consiglio Episcopale, ai Decani, ai membri del Capitolo Cattedrale, ai membri del Consiglio Presbiterale e del Consiglio Pastorale Diocesano. Un ultimo, ma particolarmente grato, pensiero indirizzo al Comitato organizzatore di questa giornata coordinato dal Moderator Curiae, che con cordialità si è addossato un grande lavoro.
Devo infine ringraziare le autorità civili e militari per la loro collaborazione all'organizzazione di questo ingresso.

Quando all'inizio degli anni Sessanta, chiamato dal Cardinale Colombo ad occuparmi della FUCI, ho cominciato a venire in Duomo, mi colpì la consuetudine dei milanesi a riversarsi verso sera in piazza Duomo. Si formavano decine e decine di capannelli che discutevano dei più svariati argomenti. Il ricordo di questa usanza si è sedimentato in me come una felice espressione di democrazia sostanziale che nasce dal basso e si sviluppa nel confronto e nello scambio. Veramente l'io è sempre in relazione, e dalla relazione cava il sorprendente alimento per la sua crescita. Ora i tempi sono diversi, ma il valore di questo stile democratico rimane inalterato. In ogni caso questo è l'augurio che mi viene spontaneo per la nostra Milano, metropoli illuminata, operosa ed ospitale: non perdere di vista Dio.

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