Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 25 settembre 2011 alle ore 08:11.

My24


ERFURT. Dal nostro inviato
Che il livello di sicurezza si fosse improvvisamente alzato lo si è capito poco prima dell'inizio della messa, prevista per le 9 di mattina. Sui tetti che circondano il perimetro della Domplatz di Erfurt sono comparsi agenti armati di fucili di precisione e con il volto coperto da passamontagna. Le celebri "teste di cuoio" tedesche sono state immediatamente mobiliate dopo che, a circa 500 metri dalla piazza, erano stati esplosi quattro colpi verso agenti privati impegnati nella sicurezza per la visita di Benedetto XVI nella città della ex Ddr.
A sparare dalle finestre di un appartamento all'ultimo piano è stato un giovane di 30 anni, tedesco originario di Erfurt ma residente a Berlino: nell'appartamento, affittato molto di recente da un'altra persona, sono stati rinvenuti il fucile con cui sono stati esplosi dei colpi – un'arma ad aria compresso del tipo "Flobert" calibro 9 – e una pistola, sempre ad aria compressa. La casa è stata circondata e in breve il presunto attentatore, incensurato e che ha negato ogni responsabilità, è stato tratto in arresto, attorno alle 11 e un quarto.
Ma la notizia si era già diffusa mentre il Papa stava celebrando la messa davanti a 30mila persone. Nulla è stato modificato nel programma della visita – ha immediatamente affermato il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi – e la dinamica dell'evento ha fatto escludere al Vaticano che vi fosse un collegamento tra gli spari e la visita papale. La messa – ha ribadito Lombardi – non è stata accorciata, anche se è risultato inusuale che vi fosse un anticipo di venti minuti nell'orario di decollo del volo "presidenziale" della Luftwaffe che ha portato il Papa a Friburgo, ultima tappa della sua visita in Germania di quattro giorni. Il Papa «in questi casi viene avvertito in un momento normale» ha aggiunto Lombardi, «nessuno tra di noi se ne era accorto».
La polizia della Turingia per proteggere l'incolumità del Pontefice aveva fatto affluire ad Erfurt oltre 4mila agenti, che avevano chiuso ermeticamente il centro storico intorno alla piazza su cui sorge il Mariendom con sbarramenti di alcune centinaia di metri di raggio.
Fin dalle prime ore dell'alba centinaia di fedeli si erano ammassati davanti ai varchi per accedere alla Domplatz, ma prima di entrare avevano dovuto consegnare agli agenti le aste delle bandiere e i thermos con le bevande calde. Alle 5.30 era stato consentito l'accesso alla piazza, che un'ora e mezza dopo era già piena al limite della capienza. La vicenda, che pure ha dei contorni tutt'ora poco chiari ma che in Germania si tende a derubricare come un evento di scarsa rilevanza, non ha mai messo in pericolo la sicurezza del Pontefice, visto anche che il corteo papale non ha attraversato la zona dove si trova l'appartamento.
Nei viaggi papali all'estero le «misure non dipendono dal Papa o dal Vaticano ma vengono decise dalle autorità locali» ha precisato Lombardi. Il livello di sicurezza – che pure a Erfurt era già molto alto - ha ricordato il portavoce vaticano, può variare molto da Paese a Paese: «A Malta praticamente non c'erano poliziotti, in Turchia erano milioni. Naturalmente il Papa è contento di avere contatto con la gente, i viaggi servono a questo».
In realtà le misure di tutela del Pontefice contemplano vari cerchi concentrici di sicurezza. Il più ristretto è affidato alla Gendarmeria vaticana, comandata dall'ispettore generale Domenico Giani, che appare sempre alla destra del Papa negli spostamenti sia a piedi che in Papamobile, e che tra l'altro bloccò la donna che si gettò addosso a Ratzinger la notte di Natale del 2008 nella navata centrale di San Pietro. Mentre alla Guardia Svizzera è demandata la sicurezza del Papa dentro il Palazzo apostolico.
L'incidente di Erfurt, quindi, non ha modificato il fitto programma della visita, che ieri ha visto la tappa a Friburgo, la città del Baden-Wuttenberg a maggioranza cattolica. Molti gli incontri, tra cui è spiccato sopra gli altri, quello con l'ex cancelliere Helmut Kohl, 81 anni e costretto in sedia a rotelle. E da Friburgo – dove oggi concluderà la visita - il Papa tedesco ha lanciato un grido di allarme che vale per tutto il mondo sviluppato e ricco, dove le chiese hanno grandi e articolate strutture, a partire dalla ricca Germania: «La vera crisi della Chiesa nel mondo occidentale è una crisi di fede. Se non arriveremo ad un vero rinnovamento nella fede tutta la riforma strutturale resterà inefficace». Un messaggio che più di ogni altro racchiude il messaggio ratzingeriano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Shopping24

Dai nostri archivi