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Questo articolo è stato pubblicato il 27 settembre 2011 alle ore 11:55.

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Oggi è il giorno della "bomba". Così l'ex diesse della Juventus, Luciano Moggi, ha definito un'intercettazione che non è ancora stata messa agli atti nel processo su Calciopoli, in corso di svolgimento a Napoli. Nella telefonata, che è stata scovata dall'assistente di Moggi tra le migliaia registrate dalle forze dell'ordine nel periodo dell'inchiesta, l'allora designatore arbitrale Paolo Bergamo "suggerirebbe" a Pasquale Rodomonti, l'arbitro dell'incontro Inter – Juventus, in programma il 28 novembre 2004, di avere un'occhio di riguardo per la squadra nerazzurra, che in quel momento era distante dai bianconeri di ben 15 punti.

Stamane, all'apertura del dibattimento, l'avvocato di Moggi, Maurilio Prioreschi, chiederà di ascoltare in aula la registrazione che farebbe luce su anni di discussioni e confronti accesi circa le responsabilità dell'ex mammasantissima del calcio italiano. La difesa di Moggi vuole dimostrare da tempo che la pratica di avere contatti più o meno costanti con i direttori di gara era piuttosto diffusa. E che, se dolo c'è stato da parte del massimo dirigente della Juve di quegli anni, beh, allora era un "dolo comune", perché molti altri procedevano nella stessa direzione.

«Se hai un dubbio, pensa a chi è dietro piuttosto che chi è davanti, dammi retta!». È questo il passaggio chiave dell'intercettazione che potrebbe cambiare le sorti del processo di Napoli. Bergamo consiglia a Rodomonti di prestare maggiore attenzione ai neroazzurri, perché dietro di 15 punti. Rodomonti risponde in modo netto, chiaro e definitivo: «Va bene, parola d'onore». La partita in questione finì poi 2 a 2. Alla Juve venne assegnato un rigore per un netto fallo del portiere Toldo. Che per l'intervento poteva o doveva (qui entiamo nel campo del regolamento applicato e applicabile, ognuno dice la sua) essere espulso, mentre fu soltanto ammonito.

Secondo la difesa di Moggi, il cartellino assegnato a Toldo sarebbe la conferma delle intenzioni di Rodomonti. Perché in una conversazione successiva tra Bergamo e Collina, che da lì a pochi mesi si sarebbe ritirato dalla carriera arbitrale, quest'ultimo avrebbe definito da "rosso diretto" l'uscita del numero uno neroazzurro. Insomma, per Moggi, Inter – Juventus fu pesantemente condizionata dall'approccio alla gara dell'arbitro. È la tesi della difesa, uno dei passaggi probabilmente più caldi dell'arringa che nelle prossime ore l'avvocato Prioreschi terrà nel silenzio dell'aula di Napoli. La "bomba" sta per essere sganciata. Difficile prevedere se i suoi effetti saranno sufficienti a stravolgere la posizione di Moggi nell'ambito del processo al calcio più lungo e imbarazzante di sempre.

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