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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2011 alle ore 16:47.

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Lo sceicco Anwar al Awlaki (Ap)Lo sceicco Anwar al Awlaki (Ap)

Poteva essere lui uno dei veri successori di Osama Bin Laden, e certamente lo sceicco Anwar al Awlaki, ucciso oggi in un raid aereo in una regione desertica a Est di Sana'a, era già diventato il capo di al Qaeda in Yemen, la personalità più nota e carismatica della galassia terroristica nella penisola arabica. Unico cittadino americano in cima alla lista della Cia degli uomini da eliminare, Awlaki, barba folta e oratoria fiammeggiante, rappresentava la nuova generazione dell'estremismo islamico, quella dei Muslims Reborn, i "musulmani rinati", i figli degli emigrati in Occidente.

Anwar al Awlaki, l'ispiratore di Farouk Abdulmutallab, attentatore mancato del volo Amsterdam-Detroit, e del maggiore Nidal Malik Hassan, autore della strage di Fort Hood, era un cittadino americano a tutti gli effetti, nato in New Mexico nel 1971, laureato in ingegneria meccanica nel Colorado, e poi asceso alla carica di Imam della moschea di San Diego prima di trovare rifugio nell'Hadramaut, l'affascinante regione dei grattacieli nel deserto yemenita, più famosa ormai per essere la patria d'origine della famiglia Bin Laden che per i lasciti dell'antica civiltà dei Sabei.

Descritto come un oratore eloquente e forbito, Awalki era un "Imam elettronico" molto efficace: sono state le sue pagine sul web e la corrispondenza via mail con l'Occidente ad attirare sia il giovane nigeriano Farouk che il maggiore Hassan. Per gli Stati Uniti, che con i droni e le truppe speciali schierate in Yemen potrebbero aver partecipato alla sua uccisione, Awlaki era il simbolo del terrorista globale, uno dei veri capi delle "operazioni esterne" di al Qaeda.

Grande reclutatore di terroristi su Internet, era diventato anche un esponente di primo piano dei combattenti islamici nelle regioni più remote dello Yemen: costituiva un pericolo già negli anni passati e lo era ancora di più dopo che lo Yemen, sotto le ondate della primavera araba, è precipitato nel caos con la rivolta contro il presidente Saleh, appena ritornato in patria e apparentemente deciso a non mollare il potere. Cosa significa la fine del nuovo sceicco del terrore? Una buona notizia sia per gli americani e i sauditi ma potrebbe esserlo anche per lo Yemen, un Paese in preda alle proteste, ai massacri, alle rivolte di stampo politico, religioso e separatista. Qui, nel sud della penisola arabica, ai confini del forziere petrolifero saudita, di fronte allo stretto strategico di Hormuz, oggi si gioca una partita complessa per la sopravvivenza di uno Stato che rischia il fallimento come la vicina Somalia. Al Qaeda in Yemen non è sicuramente una novità. Sono le manipolazioni di quanto avviene sul terreno che cambiano continuamente da una fase all'altra di una crisi giunta al culmine dopo anni di destabilizzazione. La fine di Awlaki è un successo nella lotta al terrorismo e forse anche una tenue speranza anche per il futuro Yemen.

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