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Questo articolo è stato pubblicato il 01 ottobre 2011 alle ore 08:13.
Sulle ipotesi secessioniste «per via di referendum» evocate da Umberto Bossi va molto oltre il primo giudizio, anch'esso tranchant: suggestioni «fuori dalla storia». Ora rincara la dose: sono «grottesche e fuori dal mondo. Ma ve l'immaginate un stato lombardo-veneto che compete con Cina, la Russia e gli Stati Uniti?». Nulla di male a «strillare in un prato, ma non si può cambiare il corso della storia». Altro che via democratica alla secessione attraverso un ipotetico referendum: il popolo padano «non esiste». A quanti nella Lega, a partire da Roberto Calderoli, gli contestano che al di sopra del suo pur autorevole giudizio c'è «il popolo sovrano e il diritto all'autodeterminazione del popoli», Napolitano replica così: andate a rileggervi l'articolo 1 della Costituzione. Vi si dice che la sovranità appartiene al popolo, ma oltre la virgola (ignorata) si aggiunge: «che la esercita nell'ambito della Costituzione e delle leggi vigenti. In queste non c'è spazio per la secessione». Ironicamente invita gli esperti di diritto internazionale a verificare la fattibilità di questa ipotesi: una sorta di «via Onu alla secessione. Siamo seri!».
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«LUI NEGAVA LE FOIBE»
Su Radio Padania
la rabbia leghista
«Diceva che non esistevano neanche le foibe, cosa volete aspettarvi da uno che era amico di un certo signor Tito?». È una delle tante accuse rivolte ieri al Capo dello Stato dagli ascoltatori di Radio Padania Libera, l'emittente del Carroccio che dà voce alla base leghista, ieri furiosa per le dure parole anti-secessione di Giorgio Napolitano. L'accusa più ricorrente è il passato comunista del capo dello Stato, «figlioccio di quel Togliatti tanto amico dell'Urss».
IL PERSONAGGIO
«Finocchiaro Aprile
finì in carcere»
p «Nel 1943-44, quando ci fu un tentativo di organizzazione armata e agitazione separatista, anche quell'appena rinato Stato italiano non esitò a intervenire, anche pesantemente, con l'arresto e la detenzione di un capo importante di quel movimento, Andrea Finocchiaro Aprile». Così, evocando la reazione legittima dello Stato se sulla secessione si dovesse passare dalle «grida in un prato» ai fatti, il Capo dello Stato ha rievocato al vicenda di Finocchiaro Aprile (1878-1964). Liberale in epoca prefascista, ritornò in politica dopo lo sbarco in Sicilia degli alleati nel 1943 fondando il Movimento indipendentista siciliano (Mis) e collaborando poi con l'Esercito volontario per la liberazione della Sicilia (Evis). Nel 1944 fu arrestato per ordine del Governo Parri. Ritornato libero poco dopo, nell'ottobre del 1945 fu nuovamente arrestato assieme al suo braccio destro Antonino Varvaro e inviato al confino politico a Ponza, dove rimase sino al marzo del 1946. Nel 1946 fu eletto deputato all'Assemblea Costituente nelle liste del Mis. Nel 1948 affrontò nuovamente le urne per le prime elezioni del Parlamento repubblicano ma non risultò eletto: il Mis perdette così ogni rappresentanza parlamentare e nel 1951 si sciolse.