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Questo articolo è stato pubblicato il 03 ottobre 2011 alle ore 16:03.
L'ultima modifica è del 03 ottobre 2011 alle ore 10:35.

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Lele Mora con Emilio Fede (Olycom)Lele Mora con Emilio Fede (Olycom)

È stato fissato tra un mese e mezzo circa, per il 21 novembre, davanti alla quinta sezione penale del Tribunale di Milano, il processo al direttore del Tg4 Emilio Fede, alla consigliere regionale Nicole Minetti e all'agente dei vip Lele Mora. Lo ha deciso Maria Grazia Domanico rinviando a giudizio i tre accusati di aver favorito e indotto alla prostituzione 32 ragazze, anche minorenni, che avrebbero partecipato ai festini a luci rosse nella residenza di Silvio Berlusconi ad Arcore.

Come previsto Niccolò Ghedini e Piero Longo, legali di Silvio Berlusconi, hanno chiesto la sospensione del processo in attesa della pronuncia della consulta sul conflitto di attribuzione. Il Tribunale di Milano ha però respinto la richiesta. La difesa del premier chiedeva di fermare il dibattimento fino a metà febbraio. La maggioranza di centrodestra, con un voto in Parlamento nei mesi scorsi, ha deciso di portare il caso davanti alla Corte Costituzionale sostenendo che il presidente del consiglio, accusato di concussione e prostituzione minorile, deve essere giudicato dal tribunale dei ministri.

Nicole Minetti, consigliere regionale lombardo eletto nel listino bloccato lombardo del Pdl, ha partecipato all'udienza preliminare sul caso Ruby che la vede indagata insieme a Emilio Fede e Lele Mora per induzione e favoreggiamento della prostituzione anche minorile. La consigliera regionale si è presentata al settimane piano del palazzo di Giustizia di Milano elegantissima, vestita con un tailleur scuro, e non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione ai giornalisti. Secondo l'ipotesi accusatoria formulata dai procuratori Ilda Boccassini, Pietro Forno e Antonio Sangermano la Minetti avrebbe avuto un ruolo chiave nell'organizzazione dei festini a luci rosse che si tenevano ad Arcore: era lei - secondo l'ipotesi dell'accusa - ad "istruire" le ragazze e gestire gli affitti di alcune di loro nelle residenze di Via Olgettina.

Boccassini contraria alla sospensione
La richiesta di sospendere il processo Ruby in attesa della pronuncia della Consulta sul conflitto di attribuzione «non è prevista dal codice di procedura penale e non è un caso che la legge prevede tassativamente». Lo ha sostenuto il pm, Ilda Boccassini, replicando agli avvocati della difesa di Silvio Berlusconi. Resterebbe da discutere se c'é una questione di opportunità, ma secondo la Procura si tratta di una questione "residuale". «Inoltre - ha aggiunto Bocassini - credo che in un'aula di tribunale non deve passare il concetto di opportunità politica, é un argomento che non può essere sfiorato». Il magistrato ha quindi insistito sull'infondatezza della richiesta della difesa. Ora i giudici sono in camera di consiglio per la decisione.

La carta di riserva di Ghedini, questione di legittimità costituzionale
La difesa di Silvio Berlusconi, nel chiedere la sospensione del processo sul caso Ruby fino al 15 febbraio, aveva anche preannunciato al Tribunale una questione di legittimità costituzionale qualora si dovesse respingere l'istanza di fermare il procedimento. «Si lascia all'arbitrio del giudice - ha concluso il suo intervento Piero Longo, uno dei difensori del premier - la decisione sulla sospensione mentre un altro potere dello Stato non ha alcuna tutela in relazione alle sue prerogative».

Gli avvocati di Fede chiedono trascrizioni delle telefonate del premier, no del Gup
La difesa di Emilio Fede nell'udienza preliminare ha chiesto che vengano trascritte tutte le telefonate, anche quelle che non sono mai state trascritte come alcune intercettazioni che riguardano Silvio Berlusconi e un altro parlamentare, Licia Ronzulli. I pm si sono opposti a garanzie delle prerogative dei parlamentari e il Gup ha bocciato la richiesta.

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