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Questo articolo è stato pubblicato il 03 ottobre 2011 alle ore 06:44.

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BRUXELLES. Dal nostro corrispondente
La crisi debitoria è fatta di alti e bassi, di momenti turbolenti e di acque più calme. Il mese di ottobre inizia con una serie di riunioni politiche e monetarie che dovrebbero contribuire a rassicurare gli investitori. Purtroppo però l'iter decisionale è lento, tortuoso e segnato dagli interessi nazionali. Le scelte giungono in ritardo, con il risultato spesso di deludere più che di tranquillizzare i mercati.
Il voto della settimana scorsa al Bundestag, quando la Camera Bassa del Parlamento tedesco ha finalmente approvato il nuovo fondo di stabilità europeo Efsf, ha consentito all'Europa di tirare un sospiro di sollievo. Un'eventuale bocciatura tedesca avrebbe trascinato la zona euro nel baratro e indotto probabilmente altri Paesi a seguire la stessa strada. Ormai manca all'appello una manciata di Paesi.
Amadeu Altafaj, il portavoce del commissario europeo per gli Affari economici e monetari Olli Rehn, ha insistito con la Slovacchia perché approvi rapidamente l'Efsf. Il problema è che a Bratislava il partito Libertà e Solidarietà (SaS), membro della coalizione al governo, ha promesso il suo appoggio in Parlamento solo se vi sono certezze che gli slovacchi non dovranno sborsare denaro.
«Non posso immaginare la rinegoziazione di accordi conclusi e già ratificati da altri Paesi», ha spiegato Maros Sefcovic, commissario slovacco alle relazioni inter-istituzionali. Il voto nel Parlamento slovacco dovrebbe aver luogo a breve, ma c'è incertezza sulla data. Il Parlamento l'ha fissato per il 25 ottobre, ma il Governo vorrebbe che lo scrutinio avesse luogo prima del vertice europeo del 17-18 ottobre.
Molti osservatori temono comunque che il nuovo Efsf nasca vecchio. Certo, la dotazione del fondo passa a 440 miliardi di euro, e il salvagente europeo potrà aiutare sia i Paesi in crisi che le banche in difficoltà. Ma l'impressione è che la potenza di fuoco non sia sufficiente. «Purtroppo è ancora presto per pensare che le autorità europee possano immaginare a breve un piano più ambizioso per affrontare la crisi», spiegano gli analisti di Citigroup.
Tutt'al più, quindi, la ratifica dell'Efsf da parte di tutti i Paesi della zona euro aiuterà nel breve termine. Purtroppo neppure il benestare dei governi al nuovo Patto di stabilità, previsto domani in sede di Ecofin, potrà essere decisivo nella risoluzione della crisi. La stessa Commissione si rende conto che il nuovo assetto di controllo dei conti pubblici è uno strumento per il futuro, non per il presente.
Il pacchetto di provvedimenti, approvato la settimana scorsa dal Parlamento europeo, prevede un attento monitoraggio dei conti pubblici e della spesa statale, un procedimento sanzionatorio anche per i Paesi in debito eccessivo, un'analisi degli squilibri finanziari per evitare l'emergere di bolle speculative e la possibilità per i deputati di invitare ministri delle finanze nazionali a spiegarsi in aula.

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