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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2011 alle ore 08:06.

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NEW YORK – Steve Jobs è morto ieri sera a 56 anni. La notizia si è diffusa in America ieri sera in modo istantaneo sugli iPad, sugli iPhone, sui terminali dei personal computer, sugli strumenti che Jobs aveva inventato alla Apple Computer per dare all'individuo il potere di cavalcare in pieno controllo l'era di Internet.

Si sapeva che stava male, si sapeva che le sue dimissioni dalla guida della Apple avevano solo un significato terminale per la sua vita.
Eppure quando la notizia è giunta, lo stesso a sorpresa, l'America si è paralizzata. Le televisioni hanno interrotto i programmi. E le reti hanno trasmesso la storia della sua vita. Una storia di cui l'America stanca, affranta, carica di debiti, assediata dagli Indignados, tradita dal suo modello di crescita, aveva bisogno per tornare a sognare e a commuoversi.

Appena ventunenne Steve Jobs, figlio adottivo di gente comune, aveva fondato la Apple Computer insieme a Steve Wozniak e Ronald Wayne. La sua grande idea che poi perseguì restando da solo alla guida dell'azienda, era per la diffusione del Personal Computer, per la trasmissione del potere informatico alla persona, all'individuo.

L'opposto di quel che faceva la Ibm monopolista dei grandi computer aziendali. Ci una battaglia titanica. La forza del prodotto nato nel garage, prevalse come scelta di democrazia sui tentaitivi di soffocare la nuova tendenza da parte della Ibm. Il modello operativo della Apple non era in vendita. E la Ibm, davanti al successo travolgente delle prime vendite dovette arrendersi e scendere in campo. Si affidò a un altro ragazzino.

Bill Gates al suo modello operativo alternativo prodotto da una minuscola società della nascente SIlicon Valley, la Microsoft, per sviluppa le piattaforme dei Pc alternative a quelle della Apple. Il resto è storia. Il mondo è cambiato più volte. Ha potuto accelerare la sua crescita, migliorare la produttività, cambiare la società, vivere insomma un periodo di Rinascimento che sarebbe durato 30 anni.

Ieri, fra i primi a esprimere parole di lutto è stato proprio Bill Gates, l'eterno rivale: «Al mondo raramente qualcuno ha il profondo impatto che ha avuto Steve, gli effetti del suo lavoro si sentiranno per molte generazioni». Sulla home page del sito del colosso di Cupertino, solo una foto, con la scritta «Steve Jobs, 1955-2011».

Cliccando, poche parole, quelle che Tim Cook ha scritto in una lettera ai dipendenti, chiamandoli "team", squadra: «Abbiamo perso un visionario e un genio creativo e il mondo ha perso un meraviglioso essere umano. Chi di noi ha avuto la fortuna di conoscerlo e lavorare con Steve ha perso un caro amico e un mentore capace di dare ispirazione. Steve lascia una società che solo lui avrebbe potuto costruire e il suo spirito sarà per sempre alle fondamenta di Apple».

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