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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2011 alle ore 10:01.

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Steve Jobs con sua moglie (Corbis)Steve Jobs con sua moglie (Corbis)

Il lato pubblico di Steve Jobs. Un maestro della comunicazione, un genio dell'informatica, un imprenditore straordinario capace di creare e far rinascere dalle sue ceneri una delle più grandi aziende americane di sempre, avviando per due volte la rivoluzione del PC e poi, ancora, quella dei tablet e dei telefoni touch.

"Un uomo - ha detto l'amico e avversario di sempre, Bill Gates - che ha avuto un impatto profondo i cui effetti saranno sentiti da molte generazioni a venire".

Il lato privato. Un uomo straziato dal tumore, operato nel 2004 e poi costretto a un trapianto di fegato nel 2009 e a continue uscite di scena da cui è sempre rientrato, mantenendo ininterrottamente dal 1997 la guida della sua azienda, Apple, che aveva fondato nel 1976 e da cui era stato estromesso nel 1985, subito dopo il lancio del Macintosh del 1984, il primo grande successo planetario di Apple.

Sono queste le due facce di Steve Jobs. Genio passionale, grande comunicatore in pubblico, leader tostissimo in azienda (venne estromesso nel 1985 dalla guida di Apple soprattutto perché giudicato troppo impulsivo e irruento dal consiglio di amministrazione dell'epoca) capace di motivare il gruppo ma anche di ire terribili, di licenziare senza preavviso e senza appello chi non giudicava adatto al ruolo che gli era stato affidato. Negli anni il leader è maturato, ha imparato a scendere a patti con il proprio carattere e con i limiti - dal suo punto di vista - di chi lavorava con lui. Una maturazione che ha prodotto frutti spettacolari, al di là di qualsiasi previsione.

Negli ultimi dieci anni chi scrive ha seguito per lavoro Apple da vicino, incontrando i suoi vertici e più volte lo stesso Steve Jobs. Ha visto l'azienda crescere in maniera straordinaria e il leader carismatico diventare un'icona culturale, un personaggio capace di suscitare letteralmente un profondo amore o un altrettanto profondo fastidio.

A San Francisco, ai piedi del palco del Moscone Center dove lo scorso luglio ha tenuto il suo ultimo keynote, negli occhi del cronista è rimasta però un'immagine molto privata di Steve Jobs. L'uomo, ancora una volta visibilmente affaticato e smagrito dalla malattia, dopo aver presentato le novità della giornata è sceso dal palco, si è avvicinato tra le prime file degli spettatori ed ha appoggiato quasi con timidezza la testa sulla spalla della moglie Laurene. Un gesto di affetto durato pochi secondi che oggi abbiamo capito essere in realtà la ricerca di conforto dopo un commiato silenzioso dal suo pubblico.

Forse sperava di no, ma quel giorno Steve Jobs in qualche modo sapeva che non sarebbe mai più saluto sul palco davanti al suo pubblico per stupire ancora una volta il mondo con nuovi prodotti. Pochi giorni dopo ha passato il testimone a Tim Cook e poi, ieri, è morto.

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