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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2011 alle ore 10:01.

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Steve Jobs con sua moglie (Corbis)Steve Jobs con sua moglie (Corbis)

Negli ultimi quindici anni Steve Jobs aveva abituato il mondo a continue rivoluzioni e continui successi. Dal palco di San Francisco, con i suoi famosi keynote, lanciava sul mercato prodotti straordinari e rivoluzionari, cogliendo impreparati gli avversari, definendo e conquistando interi mercati.

Certo, Jobs non era immune dall'errore o dal fallimento: a partire dal "Cubo", un computer super-potente lanciato nel 1998 e subito finito nel dimenticatoio. Ma era capace anche di risollevare un'azienda sull'orlo della chiusura con un unico prodotto, l'iMac del 1997, oppure di conquistare interi mercati vergini come ha fatto con l'iPod, lanciato esattamente dieci anni fa, coraggiosamente poche settimane dopo l'11 settembre con l'America ancora sotto choc per l'attacco terroristico a New York e Washington.

Oppure con l'iPhone del 1997, che in un attimo ha ridefinito lo standard di un intero settore mettendo alle strette aziende come Nokia che pensavano di dominare incontrastate il mercato della telefonia mobile. E poi l'iPad, nel 2010, che ha saputo creare una terza categoria a metà fra il Pc da scrivania e il portatile, laddove nessun'altro prima era riuscito a trovare l'approccio vincente, neanche con i NetBook, i piccoli Pc-bonsai.
Steve Jobs non ha guidato solo una rivoluzione nei prodotti, ma anche nei servizi, con la costruzione di negozi fisici e virtuali: dall'Apple Store online (il più grande negozio di vendita di computer dopo quello di Dell) alla catena di Apple Retail Store che si è imposta nel mondo come un fenomeno con una redditività superiore a quella di qualunque altro settore merceologico, comprese le boutique del lusso. E ancora, l'iTunes Store per la vendita della musica e poi di film e telefilm in formato digitale, l'App store per il software dapprima su iPhone e iPad, poi anche su Mac, arrivando a vendere addirittura e per la prima volta il sistema operativo di un computer via internet (con OS X 10.7 Lion, venduto in sei milioni di copie da questa estate).

Steve Jobs è stato definito un uomo di visione, un leader capace di capire quali sono le tendenze della tecnologia, identificare i bisogno dei consumatori e offrire il prodotto perfetto, in delicato equilibrio tra domanda e offerta. Apple è in dodici anni è passata, da azienda sull'orlo del fallimento, ad azienda americana con la più grande capitalizzazione in Borsa, con una liquidità superiore a quella a disposizione del Dipartimento del Tesoro americano. Barack Obama lo ha ricordato come "un grande visionario" commentando che "non ci può essere un più grande tributo al successo di Steve Jobs se non le fatto che buona parte del mondo ha appreso della sua dipartita tramite gli apparecchi che lui stesso ha inventato".

Per quanto energico, visionario, anche aggressivo nella sua capacità di fare business, Jobs è rimasto sempre molto schivo: pochissime le interviste concesse alla stampa, lontana dai riflettori la sua vita privata. Lascia dopo vent'anni di matrimonio la moglie Laurene, tre figli e una figlia da una prima compagna. Adottato da una famiglia delle classi lavoratrici nel 1954, era in realtà figlio di una studentessa e di un imprenditore siriano. Innamorato della tecnologia fin da bambino, cresciuto nel clima alternativo della California del nord, tra San Francisco e la Silicon Valley.

L'influenza della controcultura, della contestazione e dei movimenti studenteschi della fine degli anni Sessanta lasceranno una impronta profonda in questo ragazzo che frequenta l'università solo per pochi mesi e poi decide di andare in India a trovare se stesso. Al rientro, inizia a lavorare per Atari ma poi riesce a mettersi in proprio con l'amico Steve Wozniak e Robert Wayne, creando uno dei primi personal computer della storia nel 1976 e contribuendo negli anni successivi alla creazione di un intero mercato, quello del PC.

Steve Jobs non ha creato solo Apple, ma anche Pixar (ottenuta da George Lucas nel 1986 per pochi milioni di dollari e trasformata in un colosso del cinema di animazione digitale) e NeXT, produttrice sfortunata di computer che venivano usati però nei laboratori di ricerca: Tim Berners-Lee farà girare la prima versione del World Wide Web proprio su una workstation NeXT.

Steve Jobs non è rimasto chiuso nei laboratori tecnologici, invece ha sempre frequentato le star del mondo dello spettacolo più che gli ingegneri della Silicon Valley: amico di John Lennon e Yoko Ono, fidanzato di Joan Baez, protagonista della vita nuova economia degli anni settanta-ottanta, al punto da guadagnarsi non ancora trentenne la sua prima copertina su Time.

La sua vita, che è stata più densa e veloce di quella della maggior parte di noi, ha cercato di superare se non altro in velocità anche l'ultima grande sfida, la lotta al tumore e a condizioni fisiche che stavano rapidamente degradando. Negli ultimi anni i suoi uomini spiegavano privatamente che Jobs aveva accelerato per cercare di realizzare in poco tempo la visione della tecnologia che si portava dentro, prima che fosse troppo tardi. Il susseguirsi di innovazione e di prodotti negli ultimi tre-quattro anni, a un ritmo incalzante e continuo, ne è la dimostrazione. Più che la competizione con le altre aziende, la corsa contro la morte, il desiderio di riuscire a raggiungere i traguardi prefissati. Molti sono stati raggiunti, altri non sapremo mai se si sarebbero potuti superare.

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