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Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2011 alle ore 18:45.
L'ultima modifica è del 09 ottobre 2011 alle ore 14:37.

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Per Filippo Penati primo interrogatorio davanti ai giudici di MonzaPer Filippo Penati primo interrogatorio davanti ai giudici di Monza

Dopo otto ore si è concluso il primo confronto tra Filippo Penati e i magistrati monzesi, Walter Mapelli e Franca Macchia, che lo hanno indagato nell'ambito dell'inchiesta sul cosiddetto "sistema Sesto". «Come avevo richiesto - ha spiegato al termine del lungo faccia a faccia Penati in un comunicato - oggi sono stato interrogato dai Procuratori della Repubblica di Monza, che indagano sulla mia vicenda. Ho risposto a tutte le loro domande, ricostruendo nel dettaglio i rapporti da me intrattenuti sia con i coimputati sia, soprattutto, con gli imprenditori che mi hanno accusato».

I legali di Penati: interrogatorio secretato
«Ho riferito quanto a mia conoscenza e credo - ha proseguito Penati - di aver dato un contributo che ritengo comunque importante per consentire agli organi giudiziari, che proseguiranno le indagini e che dovranno successivamente esprimere un giudizio, di stabilire, nel modo più completo possibile, se io debba essere considerato responsabile o meno delle accuse che mi sono state rivolte. Desidero precisare che, all'esito della decisione giudiziaria, mi riterrò libero di chiedere alla magistratura di accertare se coloro che mi hanno accusato, lo abbiano fatto ingiustamente e, quindi, debbano rispondere di tutti i danni da me subiti». I difensori di Penati hanno comunicato che l'interrogatorio è stato secretato, in quanto sono necessari una serie di riscontri.

A chiedere l'interrogatorio è stato lo stesso Penati
Accanto ai suoi avvocati Nerio Diodà e Matteo Calori, l'ex vice presidente del Consiglio regionale ha quindi fornito la sua versione dei fatti tentando di smontare una per una le ipotesi dell'accusa e le dichiarazioni messe a verbale dai due imprenditori Giuseppe Pasini e Piero Di Caterina, i quali hanno denunciato di un sistema di tangenti su cui sono in corso accertamenti. A chiedere di essere interrogato è stato lo stesso Penati anche in vista dell'udienza del prossimo 21 ottobre davanti al tribunale del riesame di Milano dove si discuterà l'appello dei pm monzesi contro il provvedimento con cui, lo scorso 25 agosto, il gip Anna Magelli ha respinto la richiesta di arresto per lui e per il suo ex braccio destro Giordano Vimercati.

Le accuse di concussione e corruzione
Secondo gli inquirenti Penati, quando era sindaco di Sesto San Giovanni, avrebbe chiesto circa 20 miliardi di lire per l'approvazione e l'attuazione del piano edilizio nell'area ex Falck, negli anni in cui guidava il Comune alle porte di Milano. Una circostanza che ha portato gli inquirenti a contestare a Penati l'accusa di concussione. Per i magistrati, poi, l'ex presidente della Provincia di Milano sarebbe poi responsabile anche di corruzione per aver ricevuto dall'imprenditore Di Caterina circa 3,5 milioni di euro, in parte poi restituiti, per l'ampliamento dell'area edificabile volumetrica della Falck che da 600mila metri quadri sarebbe dovuto arrivare a un 1,2 milioni di metri quadri ma che si attestò a 900mila metri quadri.

Il filone del finanziamento illecito ai partiti e il capitolo Serravalle
Del finanziamento illecito ai partiti ha parlato invece l'imprenditore Di Caterina, che ha precisato recentemente di aver versato non mazzetta ma finanziamenti «perché quando sei vicino a un politico è inevitabile avere dei vantaggi». Oltre al capitolo relativo all'area ex Falck, Penati è convolto nell'indagine sull'acquisto del 15%, avvenuto nel 2005, di azioni della Serravalle da parte della Provincia di Milano: l'ente comprò quei titoli a quasi 9 euro dal gruppo Gavio che le aveva pagate 3 euro. Per gli inquirenti, a monte di quella compravendita ci sarebbe stata una riunione per definire il sovrapprezzo così da creare tangenti da destinare a Penati e al suo ex braccio destro Vimercati: Penati ha sempre respinto ogni addebito.

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