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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2011 alle ore 08:18.

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MILANO. È previsto per domani il momento decisivo nel percorso di salvataggio dell'ospedale San Raffaele di Milano. In mattinata i legali della struttura sanitaria (Francesco Gianni e Alberto Alessandri) torneranno davanti al Tribunale fallimentare di Milano presieduto da Filippo Lamanna per discutere la richiesta di concordato, depositata ieri. Di fronte troveranno i pm, Luigi Orsi, Laura Pedio e Gaetano Ruta che chiedono il fallimento del San Raffaele e che stanno svolgendo anche accertamenti su eventuali responsabilitá penali .

L'esito è prevedibile. Il giudice fallimentare si prenderà almeno 15 giorni per una valutazione. Una decisione definitiva dovrebbe essere rinviata più avanti, in una nuova udienza, con il Tribunale che nominerà un consulente per esaminare le carte. In caso di voto favorevole, il Tribunale nominerà un commissario giudiziale. Altro passaggio fondamentale sarà ottenere il consenso dei creditori della struttura sanitaria esposti per un miliardo: le banche (con UniCredit e Intesa Sanpaolo in prima fila) hanno già dato un informale assenso, ma sarà l'assemblea dei creditori a dover dire l'ultima parola con una maggioranza di almeno i tre quarti. Solo a quel punto, il piano di salvataggio (elaborato dal nuovo cda guidato da Giuseppe Profiti con l'assistenza di Orlando Barucci della Vitale Associati) verrà omologato.

L'ospedale fondato da Don Luigi Verzè è in apnea finanziaria. I debiti, a fine ottobre, raggiungeranno quota 957,8 milioni. Altri 400 milioni, poi, sono passività legate a impegni che gravano sulla Fondazione, dovuti ai leasing.

Il piano messo a punto dal San Raffaele prevede la cessione alla cordata costituita dallo Ior (cioè la banca vaticana) e dall'imprenditore Vittorio Malacalza di ospedali e attività di ricerca per 250 milioni con l'accollo di passività per 500 milioni. Nella Fondazione resteranno gli asset non core business: dai terreni alle attività in Brasile ad alcuni crediti per 271 milioni a cui si aggiungono i 250 milioni incassati da Ior-Malacalza. I passivi che si accollerà l'ente saranno di 750 milioni.

Nella richiesta di concordato è previsto il pagamento integrale dei debiti sorti per il regolare esercizio dell'attività d'impresa ma anche il soddisfacimento integrale dei creditori privilegiati. Resta il pagamento dei creditori chirografi in una percentuale tra il 52 e il 60%, anche se il vicepresidente del cda Giuseppe Profiti ha parlato del 67%. In sostanza, chi vedrà la propria esposizione passare alla newco è garantito al 100%. Allo stesso modo verrà trattato chi vanta crediti privilegiati (120 milioni). Resterebbero fuori una parte dei fornitori che vantano un'esposizione per quasi 600 milioni e che si vedranno riconosciuto tra il 52 e il 67% del dovuto.

In attesa della decisione finale, l'attuale cda ha chiesto ulteriore finanza (circa 60 milioni) alle banche in modo da non trovarsi in situazione di stress finanziario nei prossimi mesi. Il risultato è stato un prestito ponte da 25 milioni a cui si aggiungono linee di credito sul factoring per 35 milioni.

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