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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2011 alle ore 12:32.

La Corte dei Conti critica la riforma fiscale: non ha copertura ed è incerta nei contenuti (Imagoeconomica)La Corte dei Conti critica la riforma fiscale: non ha copertura ed è incerta nei contenuti (Imagoeconomica)

Altro problema non marginale, ha sottolineato il presidente della Corte dei Conti, è il coordinamento con il federalismo fiscale, i cui decreti delegati sono «in una difficile fase applicativa». In particolare, l'eliminazione dell'Irap è di «ardua realizzazione» ed è in contrasto con il federalismo fiscale, che «attribuisce alle regioni, nell'ambito della loro autonomia impositiva, la potestá di ridurre l'aliquota Irap. Nel ddl delega, inoltre, prosegue Giampaolino, «non si specifica» che l'eliminazione dell'imposta regionale sulle attività produttive «avverrà attraverso l'individuazione di ulteriori tributi, ma si prevede invece la sostituzione con trasferimenti».

Il dettaglio dei punti critici secondo la Corte dei Conti
Nel merito dei principi e criteri di delega, Giampaolino nota che per l'Irpef mancano indicazioni che vadano oltre le tre aliquote e «l'unica certezza che può essere rinvenuta è quella dell'assicurazione che "a parità di condizioni il nuovo regime risulti sempre più favorevole o eguale, mai peggiore del precedente». Generica è anche la revisione dei regimi forfettari per favorire le nuove imprese e ancora più incerto è il capitolo della semplificazione che dovrebbe guidare gli studi di settore.

«Il concordato preventivo biennale rischia di diventare un condono preventivo»
Il concordato preventivo biennale, previsto dalla riforma fiscale, rischia di «trasformarsi, in concreto, in una sorta di mero condono preventivo». La magistratura contabile lancia quindi un altro allarme, legato al concordato preventivo, e le differenze che verrebbero a nascere tra i lavoratori con partita Iva (a cui è destinato il concordato) e gli altri lavoratori come i dipendenti (che non potranno beneficiare dell'imposizione «scontata».
In particolare Giampaolino sottolinea i possibili effetti di «discriminazione, costituzionalmente rilevanti, che tale particolare regime impositivo potrebbe provocare nei confronti delle restanti categorie di contribuenti che continueranno a essere assoggettate invece all'imposizione analitica».

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