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Questo articolo è stato pubblicato il 14 ottobre 2011 alle ore 06:38.
ROMA
Sul caso escort le procure di Bari e di Roma si muovono. Il gip del tribunale pugliese conferma la tesi dei colleghi di Napoli e conferma l'arresto per il direttore dell'Avanti!, Valter Lavitola. Nella capitale, invece, a piazzale Clodio potrebbe essere sentito presto il premier Berlusconi come persona informata sui fatti. I magistrati romani indagano sulla presunta estorsione che il Cavaliere avrebbe subito da Lavitola, Gianpaolo Tarantini e la moglie Angela Devenuto. Sulla questione i pm mantengono il massimo riserbo. Non è escluso che il premier possa essere ascoltato in gran segreto fuori della Procura, una prassi abituale quando un'indagine coinvolge alte cariche istituzionali. Di certo c'è che Berlusconi sarà convocato in qualità di teste sui soldi, oltre 500mila euro, che, secondo l'ipotesi d'accusa originaria formulata dai magistrati di Napoli, lo stesso presidente del Consiglio avrebbe dato ai Tarantini, tramite Lavitola, in cambio del silenzio di Gianpi sul caso escort. In alcune delle telefonate intercettate, infatti, l'imprenditore minacciava di rivelare che Berlusconi sarebbe stato a conoscenza del fatto che le ragazze portate a Palazzo Grazioli fossero escort, cosa sempre smentita dal premier. A piazzale Clodio si dà per scontato che il presidente del Consiglio incontrerà i magistrati anche se nei giorni scorsi il legale di Berlusconi, Niccolò Ghedini, ha consegnato ai magistrati una memoria nella quale spiega i fatti oggetto dell'indagine. Gli inquirenti romani ritengono che ci siano molte circostanze che meritano di essere approfondite e chiarite meglio anche alla luce di quanto emergerà dall'interrogatorio di Tarantini, che oggi pomeriggio sarà ascoltato dall'aggiunto Pietro Saviotti e dal pm Simona Marazza. Dovrebbe essere sentita anche sua moglie. L'imprenditore, che sarà accompagnato dai difensori Alessandro Diddi e Pier Gerardo Santoro, non dovrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere.
A Bari, invece, si valuta l'ipotesi che Lavitola abbia indotto Tarantini a dire il falso ai pm baresi, sempre nell'indagine escort. E resta da vedere come la procura barese considererà la posizione di Berlusconi. Intanto il procuratore aggiunto, Pasquale Drago, ha depositato la richiesta di arresto per Lavitola, dopo che ieri il gip Sergio Di Paola, con un provvedimento di cinque pagine, ha bocciato la prima richiesta di revocare la misura cautelare, per mancanza di una prova regina. Secondo Drago, infatti, Tarantini ha detto il falso nel corso degli interrogatori del luglio 2009 escludendo fatti penalmente o mediaticamente rilevanti per il premier, ma non su induzione. Di visione opposta il gip che, ritenendo l'esistenza delle presunte pressioni su Tarantini compiute da Lavitola, ha sposato l'ipotesi del Riesame di Napoli. In sostanza, Berlusconi avrebbe dato ordine a Lavitola di spingere Tarantini a fornire dichiarazioni incomplete, «reticenti» come disse il 26 settembre scorso il Riesame partenopeo «in ordine alla piena e indiscutibile consapevolezza da parte del presidente del Consiglio della qualità di "escort" delle ragazza presentategli dall'imprenditore barese». A oggi, però, il presidente del Consiglio non è stato ancora iscritto nel registro degli indagati per il concorso con Lavitola nel reato di induzione di Tarantini al falso. La Procura, però, si dice pronta a indagare. A scrutare fin dal 27 luglio 2009, quando l'ex imprenditore delle protesi pugliesi, fu difeso prima dall'avvocato Nico D'Ascola, molto vicino al legale del premier Niccolò Ghedini, poi da Giorgio Perroni, anche lui difensore di Berlusconi nel processo Ruby a Milano, nonché dell'escort della scuderia Tarantini Ioana Visan. Fino al tardo pomeriggio di ieri, i carabinieri del nucleo investigativo hanno tenuto una riunione proprio su come condurre le indagini. Al momento c'è una certezza: Berlusconi e Tarantini erano in contatto almeno nove mesi prima che nella vicenda fosse coinvolto l'ex direttore dell'Avanti!. È lo stesso premier, nel memoriale depositato il 13 settembre scorso alla Procura di Napoli, a dirlo. «Tarantini e la moglie - scrisse il premier - mi fecero pervenire più volte lettere in cui mi presentavano la gravità della loro situazione economica, chiedendomi anche aiuto per finanziare la loro azienda e per evitare il fallimento». La società in questione è la Tecnohospital, già sotto procedura fallimentare a dicembre 2009, solo sei mesi dopo che l'indagine escort diventasse nota. Lavitola, infatti, compare, in apparenza, «nell'estate del 2010», continua Berlusconi nel memoriale, e lo stesso ex giornalista «mi segnalò una situazione di vera disperazione di una famiglia». Alla puntata di Bersaglio Mobile, programma condotta da Enrico Mentana, Lavitola affermò che «fu Berlusconi a dirmi di aiutarli», salvo poi smentire quanto detto il giorno successivo.
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