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Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2011 alle ore 16:34.

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Nuovo ultimatum delle imprese a Silvio Berlusconi e al suo governo. L'Italia «ha mezzi, risorse, intelligenze, per risalire la china ma il tempo è scaduto. È allora di fondamentale importanza che il decreto Sviluppo contenga misure strutturali, concrete e credibili, che diano un chiaro segnale di inversione di marcia, in assenza rischierebbero di essere vanificati gli sforzi fatti fino ad oggi in ordine alla tenuta dei conti pubblici».

Con unità di intenti si può superare fase difficile
A sollecitare risposte certe, in una nuova missiva indirizzata questa mattina al presidente del Consiglio, sono Confindustria, Abi, Ania, Alleanza delle cooperative italiane e Rete imprese italia. «È un appello forte al fare: con unità di intenti è possibile superare una fase difficile. Confidiamo che il Suo Governo voglia realizzare le iniziative necessarie e adeguate alla gravità del momento», scrivono nella lettera Emma Marcegaglia, Giuseppe Mussari, Fabio Cerchiai, Luigi Marino e Ivan Malavasi.

L'allarme: per le imprese situazione sempre più difficile
Per le imprese «la situazione è sempre più difficile, la fiducia nel nostro Paese sta velocemente diminuendo malgrado gli innegabili punti di forza dell'Italia e i risultati raggiunti. Al fine di contribuire a fornire una risposta efficace a questa situazione abbiamo elaborato proposte concrete che possono essere discusse e integrate. Ad oggi, nessuna reazione concreta è seguita da parte del Governo e nessun dialogo è stato aperto».

Dl sviluppo: vogliamo collaborare per accrescerne fattibilità ed efficacia
Le imprese lamentano quindi l'assenza di risposte e di dialogo alla richiesta di confronto più volte sollecitata. «Sappiamo - proseguono - che il Governo ha in animo di approvare un decreto Sviluppo e, anche a questo proposito, riterremmo utile poter partecipare alla individuazione e alla messa a punto delle misure per contribuire ad accrescerne fattibilità ed efficacia. Un confronto di tal genere sarebbe oltremodo utile e pienamente in linea con quanto avviene in ogni Paese della Unione Europea». Per le imprese «il ritardo che stiamo accumulando sul fronte del rilancio della crescita e della credibilità sta costando moltissimo in termini di occupazione, valore dei beni e dei risparmi delle famiglie, investimenti e valore delle imprese».

Galli (Confindustria): decreto non può essere fatto a costo zero
E sul decreto sviluppo il direttore generale di Confindustria, Giampaolo Galli, torna a mettere in fila le priorità di Viale dell'Astronomia dopo la missiva inviata al premier. «Non c'è uno sviluppo a costo zero. E se si volesse battere la strada del condono, fiscale o edilizio, non sarebbe questa la strada giusta. Dobbiamo puntare su misure strutturali, non su misure che ci darebbero un pò di gettito ma riducendo in realtà la fedeltà
fiscale dei prossimi anni». Quanto alla patrimoniale, su cui oggi si è registrata l'ennesima frenata del Cavaliere, il dg di Confindustria è chiarissimo. «Personalmente neanche a me piace una patrimoniale, ma è una misura necessaria», spiega Galli. Che ricorda poi la misura proposta dalle imprese nel manifesto diffuso nelle scorse settimane. «Si tratterebbe di una patrimoniale ordinaria, non straordinaria, con cui drenare un gettito di 6 miliardi e con una soglia di esenzione fino a 1-1,5 milioni di euro».

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