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Questo articolo è stato pubblicato il 20 ottobre 2011 alle ore 08:06.

Jean-Claude Trichet ha chiuso citando Alcide de Gasperi. Non per deferenza alla cittadinanza italiana del suo successore alla presidenza della Banca centrale europea, Mario Draghi, ma perché veramente è convinto che «la volontà politica di realizzare l'unione dev'essere il fatto determinante, la forza di propulsione». E ha aggiunto che «occorre in Europa una vera Unione economica».
Negli ultimi mesi del suo mandato, che si chiude ufficialmente il 31 ottobre, Trichet è apparso sempre più frustrato dall'incapacità dei politici europei di mostrare la volontà politica per individuare una soluzione alla crisi del debito sovrano dell'Eurozona.
Le autorità che si sono succedute sul podio nella giornata di commiato del presidente all'Alte Oper di Francoforte, dal presidente del Parlamento europeo Jerzy Buzek, a quello della Commissione José Barroso, a quello dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker, al presidente del Consiglio europeo, Herman van Rompuy, hanno riconosciuto a Trichet il diploma di 'salvatore dell'euro', ma da nessuno di loro è venuta un'indicazione di come procedere.
«Il presente richiede azioni immediate - aveva invocato Trichet - il futuro un senso di direzione». Fra le autorità europee scarseggiano sia le une che l'altro. Il presidente uscente della Bce ha lamentato la debolezza della governance a livello europeo e rilanciato la sua proposta per un ministro delle Finanze per l'Eurozona di cui si è discusso molto negli ultimi mesi.
Le parole più chiare sono venute non dai politici in carica, ma da uno dei due padri dell'euro («i nonni», si è schermito lui), l'ex cancelliere tedesco Helmut Schmidt, chiamato insieme all'ex presidente francese Valery Giscard d'Estaing a celebrare l'uscita di scena di Trichet.
«I critici tedeschi della Bce - ha detto senza mezzi termini Schmidt - dovrebbero riconoscere che il tasso d'inflazione negli ultimi 12 anni è stato più basso che nei 12 anni precedenti» con il marco e la Bundesbank.
Un risultato che lo stesso Trichet ha frequentemente rivendicato nelle battute finali del mandato. Schmidt ha puntato il dito su un'Unione europea «incapace di frenare la turbolenza e l'incertezza», su un Patto di stabilità violato per prime da Germania e Francia. Ma soprattutto ha affermato che «le lacune nel disegno dell'unione monetaria non possono essere una scusa per violare gli obblighi di solidarietà europea».
«Sono abbastanza vecchio - ha aggiunto l'ex cancelliere - per ricordarmi il Piano Marshall e il Piano Schumann di aiuti alla Germania, la conferenza di Londra sul debito tedesco» in cui le obbligazioni sono state riscandenzate in modo che l'ultima rata è stata pagata l'anno scorso. «La Germania ha avuto un periodo ben lungo per ripagare i suoi debiti!» ha esclamato fra gli applausi, in un rimprovero esplicito alla veduta corta dei suoi successori, compresa il cancelliere Angela Merkel che lo ha seguito sul podio dell'Alte Oper.
Il successo dell'Europa, ha concluso, di un'Europa che dev'essere consapevole del suo peso decrescente nel mondo e del suo rapido invecchiamneto, è anche nell'interesse dei singoli Paesi.
Da Schmidt e da Trichet, elogi a Draghi. «Sono convinto che avrà successo nel mantenere la Bce sulla strada giusta», ha detto il primo, che ha ricordato anche Tommaso Padoa-Schioppa. «Sarà un capitano fantastico», ha affermato il secondo, ricordando che ha preso parte a tutte le decisioni degli ultimi. Continuità a Francoforte, al di là delle personalizzazioni.
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