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Questo articolo è stato pubblicato il 28 ottobre 2011 alle ore 08:09.

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di Nicoletta Picchio
Falso pensare che l'obiettivo del governo siano i licenziamenti facili. Parola del presidente del Consiglio e del ministro del Welfare. «Vogliamo creare un mercato del lavoro più efficiente, più moderno, soprattutto più aperto alle donne e ai giovani: questo era e resta il nostro impegno sul mercato del lavoro», ha detto Silvio Berlusconi, intervistato dal Tg1.

«In tutto il mondo una maggiore propensione alle assunzioni è collegata con una non eccessiva rigidità nella cessazione del rapporto di lavoro», sono state le parole di Maurizio Sacconi, che ha annunciato «il governo aprirà presto un tavolo con le parti sociali» sui contenuti della lettera.

L'appello del ministro a imprese e sindacati è di «approfondire il merito senza pregiudizi». Se da Confindustria è arrivato un apprezzamento alla lettera, mercato del lavoro compreso, i sindacati si sono ricompattati in una levata di scudi contro una revisione delle leggi sui licenziamenti. «I no non fanno né crescita, né occupazione. È falso parlare di licenziamenti facili», ha sottolineato il ministro in una nota. «È un titolo che serve a spaventare una società insicura ma che non rappresenta le misure suggerite dall'Europa e accolte dall'Italia con proprie integrazioni». La riprova è che «il governo ha voluto anche contrastare l'abuso dei contratti a progetto e dei tirocini».

Sacconi ha anche cercato di ridimensionare l'impatto dell'innalzamento dell'età pensionabile: «Non c'è nessun trauma, nessuna riforma radicale ma ciò che avevamo disposto e che l'Europa ha apprezzato». E ancora: «abbiamo 15 anni di tempo per procedere gradualmente all'innalzamento dell'età della pensione». Anche in questo caso, non ci sono obiettivi punitivi, ma «allungare l'età lavorativa delle persone perché possano accumulare più contributi e avere una pensione più adeguata».

Le misure elencate nella lettera hanno avuto l'effetto di ricompattare il sindacato, Cgil, Cisl e Uil, nella protesta. Ma Sacconi è convinto che «ci saranno posizioni diverse, tra Cisl e Cgil, anche su questo passaggio impegnativo». Nella maggioranza, il segretario Pdl, Angelino Alfano, sottolinea che «si tratta di provvedimenti chiesti dell'Europa».

Sul versante delle imprese, l'ex presidente di Confindustria, Luigi Abete, parla di «dibattito virtuale. Si può risolvere il problema solo estraneandosi dal duello tra il ministro del Welfare e il numero uno della Cgil. In Italia chi ha un posto ha un eccesso di garanzie, chi è giovane ne ha di meno rispetto alla media Ue. Dobbiamo mettere insieme le due cose e trovare un equilibrio».

Ben diverso è il pensiero dell'opposizione. Stefano Fassina, Pd, accusa il ministro di «volersi coprire con l'Europa» per «ridurre i diritti dei lavoratori». Mentre l'ex ministro del Lavoro Pd, Cesare Damiano, giudica una «bufala» che «licenziando i padri si assumano i figli» e sostiene lo sciopero generale. Per Pierferdinando Casini, Udc, la lettera alla Ue «è un patto scellerato Berlusconi-Bossi che in cambio della libertà al licenziamento non mette mano alle pensioni».

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