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Questo articolo è stato pubblicato il 31 ottobre 2011 alle ore 06:38.

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Incompatibilità, resa dei contiIncompatibilità, resa dei conti

Camera e Senato all'unisono. Inizierà, infatti, giovedì l'istruttoria nei rispettivi comitati per le incompatibilità (organo che fa parte della giunta delle elezioni) per decidere il da farsi nei confronti dei dieci parlamentari – sei deputati e quattro senatori – che rivestono anche la carica di sindaco in comuni oltre 20mila abitanti e che dopo la recente sentenza della Corte costituzionale non possono più conservare il doppio ruolo.

A rischio, però, potrebbero esserci anche dieci presidenti di provincia – nove a Montecitorio e uno al Senato –, la cui posizione non è stata formalmente interessata dalla sentenza della Consulta, ma nei confronti dei quali le giunte delle elezioni di Camera e Senato hanno deciso di aprire comunque l'istruttoria.
Tranne Domenico Zinzi, presidente Udc della provincia di Caserta, tutti gli altri deputati e senatori in bilico militano nel Pdl o nella Lega. Elemento che finirà per pesare nella decisione dei comitati e, successivamente, in quella delle giunte delle elezioni, dove i numeri sono a favore della maggioranza.

E se nei confronti dei sindaci non sembrano esserci molti dubbi – una volta che il comitato avrà concluso l'istruttoria e la giunta l'avrà approvato, deputati e senatori avranno trenta giorni per scegliere dove stare –, più controversa appare la questione relativa ai presidenti di provincia. Perché in questo caso si tratta proprio di decidere se è possibile inserire anche la loro posizione fra quelle in odore di incompatibilità. Secondo Maurizio Migliavacca, presidente pidiessino della giunta delle elezioni della Camera, l'estensione dell'istruttoria ai presidenti di provincia ha un suo fondamento, perché le motivazioni che la Consulta ha adottato nei confronti dei parlamentari-sindaci (e si è limitata a loro perché il ricorso riguardava la posizione di Raffaele Stancanelli, primo cittadino di Catania e senatore), possono essere tranquillamente trasferite ai capi delle province. In caso contrario, ha spiegato Migliavacca alla giunta delle elezioni mercoledì scorso, si produrrebbe una «disparità di trattamento tra deputati titolari delle diverse tipologie di cariche».

La sua proposta ha trovato tiepidi gli onorevoli del Pdl e della Lega, che sulle prime hanno chiesto più tempo per valutare la questione, ma alla fine hanno votato il via libera all'istruttoria allargata. Analoga situazione al Senato, dove la proposta di affidare al comitato per le incompatibilità l'esame anche della posizione di Cosimo Sibilia (Pdl), unico presidente di provincia a Palazzo Madama, è venuta dal collega di partito Giuseppe Saro. Ed è passata. Un motivo in più per i primi dei non eletti nelle liste Pdl e Lega alle ultime politiche per scommettere su un insperato ingresso in Parlamento.

Doppio incarico
I parlamentari che rivestono anche la posizione di sindaco nei comuni con oltre 20mila abitanti e di presidente di provincia

01 | I SINDACI
Camera

Nicolò Cristaldi (Mazara del Vallo - Pdl)
Luciano Dussin Castelfranco Veneto - Lega)
Giulio Marini (Viterno - Pdl)
Adriano Paroli (Brescia - Pdl)
Michele Traversa (Catanzaro - Pdl)
Marco Zacchera (Verbania - Pdl)

Senato
Antonio Azzolini (Molfetta - Pdl)
Vincenzo Nespoli (Afragola - Pdl)
Raffaele Stancanelli (Catania - Pdl)
Gianvittore Vaccari (Feltre - Lega)

02 | I PRESIDENTI DI PROVINCIA
Camera

Maria Teresa Armosino (Asti - Pdl)
Luigi Cesaro (Napoli - Pdl)
Edmondo Cirielli (Salerno - Pdl)
Antonello Iannarilli (Frosinone - Pdl)
Daniele Molgora (Brescia - Lega)
Antonio Pepe (Foggia - Pdl)
Ettore Pirovano (Bergamo - Lega)
Roberto Simonetti (Biella - Lega)
Domenico Zinzi (Caserta - Udc)

Senato
Cosimo Sibilia (Avellino - Pdl)

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