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Questo articolo è stato pubblicato il 01 novembre 2011 alle ore 17:36.
In Grecia il governo Papandreou è alle strette e, con ogni probabilità, sta perdendo la maggioranza, con il partito socialista spaccato. Da una parte il premier Georges Papandreou, dall'altra l'influente ministro dell'economia, Evangelos Venizelos, anche lui socialista, infuriato per non essere stato informato dell'iniziativa del referendum popolare sui piani Ue. Se il consiglio dei ministri non sarà già la fine dell'esecutivo, Papandreou venerdì si sottoporrà al rientro dal vertice di Cannes al voto di fiducia parlamentare più insidiosa del suo tormentato governo. Sei ribelli e una defezione hanno messo in discussione la sua maggioranza che oggi viaggia 152 su 300 seggi. Se i sei ribelli non cambiassero idea allora sarebbe la fine del governo Papandreou. Verso nuove elezioni o un governo di unità nazionale.
Quindi, dopo avere indetto a sorpresa il referendum popolare sul piano di aiuti Papandreou, mercoledì a Cannes, incontrerà i leader europei e dell'Fmi. Il premier greco discuterà con il presidente francese, Nicolas Sarkozy, la cancelliera tedesca, Angela Merkel, il presidente dell'Unione europea, Herman Van Rompuy, il presidente della commissione Ue, José Manuel Barroso, il neopresidente della Bce, Mario Draghi, e presidente dell'Eurozona, Jean-Claude Juncker e il direttore generale dell'Fmi, Christine Lagarde.
Insomma, tutti i grandi a chiedergli perché ha fatto questa mossa così rischiosa, che mette in discussione il piano così faticosamente raggiunto il 26 ottobre a Bruxelles: la verità è che Papandreou, terzo premier della dinastia omonima, è ai minimi storici nei sondaggi di popolarità, la sua gente è allo stremo e non vede la luce, dopo tre anni di recessione, alla fine del tunnel.
L'Europa ha chiesto sacrifici duri, tagli di pensione e salari, 30mila licenziamenti degli statali entro fine anno, in cambio di prestiti da 130 miliardi di euro, ma senza dare alcun segnale di aiutare la ripresa economica del paese. E l'opposizione di centro destra di Antonis Samaras accusa demagogicamente il premier di aver «svenduto» la sovranità del paese. Così ora tutti devono chiedersi se non ci sia qualche margine per dare forza e sostenere Papandreou, l'uomo che ha svelato i conti truccati di un decennio e ha cercato di rifondare la Grecia secondo trasparenza e rispetto reciproco.
L'Unione europea passa da Atene e dal suo salvataggio, in caso contrario sarà la fine dell'eurozona così come l'abbiamo vista finora. La verità è semplice ma scomoda per gli elettori del cancelliere tedesco. Se non rinunciamo ciscuno a qualcosa dei nostri egoismi nazionali, l'Unione sarà facile preda della speculazione. Il motto latino «E pluribus unum» è il motto nazionale originario degli Stati Uniti d'America che in italiano significa, «Da molti, uno». Dobbiamo imparare a ragionare così anche noi europei se vogliamo diventare un'Unione europea. Altrimenti torneranno le barriere doganali e il protezionismo tariffario, il rischio di cambio anche per i prodotti tedeschi diretti al Pireo. E tutti perderanno qualcosa.
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